Milano, 21 gen. (LaPresse) – I giudici del processo Ruby hanno deciso di respingere l’istanza presentata dai difensori di Silvio Berlusconi, Piero Longo e Niccolò Ghedini, di sospensione fino alle elezioni, avanzata perché non solo Silvio Berlusconi è candidato ma anche gli stessi avvocati. Per il collegio presieduto da Giulia Turri “la richiesta non è assimilabile al legittimo impedimento” e “si tratta di un impedimento generico poiché avanzato per tutta la campagna elettorale”. Il regolare svolgimento del processo, infine, non è incompatibile “con quanto previsto dalla Costituzione” in tema di elezioni perché le prossime udienze del 28 gennaio, 4 e 11 febbraio erano già state fissate da tempo. I giudici hanno anche respinto, reputandoli superflui, cinque dei sei testimoni citati dalla difesa, tra cui George Clooney e Cristiano Ronaldo, e hanno stabilito di dedicare la prossima udienza del 28 gennaio a sentire la madre della giovane marocchina.
Il collegio giudicante ha poi aggiunto due nuove date al processo, per il 4 e per l’11 marzo, giorno in cui con ogni probabilità verrà emessa la sentenza. Il che significa che arriverà in ogni caso dopo le elezioni. Il calendario è stato ritoccato, ha spiegato in aula la presidente Giulia Turri, perché uno dei giudici del collegio è stato spostato ad altro ufficio. Non è ancora chiaro, invece, se i pm pronunceranno la loro requisitoria prima o dopo le elezioni. I giudici le hanno invitati a “una pausa di riflessione” prima di formulare la richiesta di condanna per Silvio Berlusconi, invitandoli a rimandare la requisitoria al 4 marzo. Il procuratore aggiunto Ilda Boccassini ha però obiettato di essere già pronta per il prossimo 11 febbraio.
Longo e Ghedini avevano chiesto di rinviare tutto a dopo il voto, spiegando di avere bisogno di tempo per la campagna elettorale. “Capolista – ha spiegato Ghedini – al Senato è Silvio Berlusconi, secondo è chi vi parla e nella stessa lista vi è anche l’avvocato Piero Longo”. Perciò il processo Ruby si deve fermare perché, secondo Ghedini, “c’è l’esigenza di consentire ai parlamentari uscenti di condurre la campagna elettorale”. Ai cronisti che gli chiedevano della sua scarsa presenza in aula, Ghedini ha risposto: “La politica non è soltanto andare in Parlamento” ma anche “scrivere leggi, siglare accordi e mettere a punto la linea politica del partito. Anche perché – ha precisato – io sono il responsabile politico del Pdl”. “Non ho mai mancato un voto in Parlamento – ha concluso – quando questo mi è stato richiesto”.
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