Roma, 17 dic. (LaPresse) – L’ufficializzazione del suo ruolo arriverà venerdì, ma l’aspettativa chiesta al Consiglio superiore della magistratura per motivi elettorali sembra confermare l’intenzione dell’ex procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, di candidarsi per il Movimento Arancione, che vede in prima linea anche il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris e quello di Palermo, Leoluca Orlando. Ingroia, attualmente in Guatemala per conto delle Nazioni unite, sarà a Roma venerdì, al Teatro Capranica, per presentare il manifesto ‘Io ci sto’, un decalogo che vuole essere, nelle intenzioni dei promotori, “espressione della società civile e della politica pulita” e “che vuole costruire un’alternativa di governo al berlusconismo e alle scelte liberiste: economiche, sociali e culturali del governo Monti”. Nei giorni scorsi De Magistris aveva invitato Ingroia a candidarsi come premier, ma finora il magistrato non aveva sciolto la riserva. La decisione di scendere in campo non sorprende il vicepresidente del Csm, Michele Vietti. “L’unico sentimento che non provo – ha risposto a chi ha chiesto se fosse sorpreso dalla decisione del magistrato – è lo stupore”.

Dal Guatemala, però, Ingroia frena. La rishciesta di aspettativa, spiega il magistrato “è solo cautelativa” e “l’organo di autogoverno della magistratura potrè valutarla a ridosso delle festività di fine anno, e cioè nei giorni in cui le Camere saranno sciolte dal Capo dello Stato”. “Il dato certo – aggiunge – è che le elezioni politiche in Italia si terranno anticipatamente. Ad oggi, però, non ho deciso di essere in lizza per le consultazioni che daranno un nuovo parlamento e un nuovo governo al nostro Paese. Sto ancora riflettendo, ma venerdì 21 dicembre sarò a Roma per illustrare il manifesto ‘Io ci sto’ di cui, peraltro, sono il primo firmatario”. “A Roma – dcie Ingroia – vado per aprire un confronto sul futuro dell’Italia. Riscontro la voglia di partecipare che emerge da tanti settori della società civile. E’ questo, di per sè, un bel segnale diffuso di libertà”.

L’idea del manifesto ‘Io ci sto’, spiegano i promotori, è quella di costruire un’alternativa “con una forza riformista che ha il coraggio di un proprio progetto per uscire dalla crisi e rilanciare l’Italia finalmente liberata dalle mafie e dalla corruzione”. Riferimento di ‘Io ci sto’ è “la Costituzione Repubblicana, a partire dall’art. 1 secondo cui il lavoro deve essere al centro delle scelte economiche. Per noi l’Unione Europea – spiegano ancora – deve diventare autonoma dai poteri finanziari con organismi istituzionali eletti dai popoli ed è fondamentale il cambiamento della Casta politica e burocratica italiana mentre lo sviluppo del mezzogiorno è l’unica scelta per unificare il Paese”.

Il manifesto politico concentra in dieci punti obiettivi e principi dell’intero progetto, che vanno dall’idea che “la legalità e la solidarietà” debbano essere “il cemento” per la ricostruzione del Paese, che deve passare anche attraverso “lo sviluppo del Mezzogiorno”. Al centro del manifesto anche la laicità dello Stato, “che assuma i diritti della persona e la differenza di genere come un’occasione per crescere”, una scuola pubblica basata sul criterio del merito, “una politica antimafia nuova – si legge nel decalogo – che abbia come obiettivo ultimo non solo il contenimento, ma l’eliminazione della mafia, e la colpisca nella sua struttura finanziaria e nelle sue relazioni con gli altri poteri, a cominciare dal potere politico”. I firmatari del documento parlano anche di rispetto dell’ambiente, di snellimento della burocrazia, dell’uscita della politica dai consigli di amministrazione delle aziende pubbliche e di conflitto di interessi.

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