Roma, 4 dic. (LaPresse) – “Se passasse la riforma della legge elettorale per decreto sarebbe il suicidio definitivo della politica, sarebbe un’abdicazione ai compiti propri e quindi un tentativo di suicidio degli attuali partiti”. Lo ha detto questa mattina il Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, Carlo Vizzini, in diretta a Radio1 nel corso del programma ‘Prima di tutto’. “Certo, dire che non siamo in ritardo sarebbe una grande menzogna. Allo stesso tempo, non ho la certezza che tutti vogliano questa riforma: ovviamente tutti dicono di volerla, ma il tempo che ci stiamo mettendo induce a legittimi sospetti – aggiunge Vizzini – è da sei anni, da due legislature, che i parlamentari vengono eletti in modo tale da avere un rapporto stretto con i palazzi che li nominano ed un rapporto sempre più tenue con la società. C’è da tenere conto che i deputati eletti almeno una volta con il voto di preferenza alla Camera sono stati meno di cinquanta, e questo evidentemente ingenera paure di concorrenza. E’ evidente che con il voto di preferenza oggi un consigliere regionale che voglia candidarsi ha un rapporto con gli elettori molto più forte di quello che ha un parlamentare. E ricordo a tutti che alla Camera alcune votazioni su questo tema si faranno a scrutinio segreto”. Alla domanda se il governo potrebbe cadere sulla riforma elettorale, il presidente Vizzini, ha sottolineato: “Il governo è già considerato al capolinea, la testa della politica è già alla campagna elettorale. La chiusura delle primarie del Pd vedono un partito che è già in campagna elettorale e gli altri si stanno preparando. Il problema che cambiare al volo lo strumento della campagna elettorale in così poco tempo, rende tutti con la testa rivolta a ciò che li danneggia di meno e a ciò che può dare il maggior vantaggio. E questa non è la migliore condizione per fare una buona riforma”.
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