Lione (Francia), 3 dic. (LaPresse) – Spread, Grecia, banche. Contro ogni previsione hanno finito per essere questi i temi forti del vertice bilaterale Italia-Francia che si è svolto oggi a Lione. La notizia del differenziale di rendimento tra i Btp decennali italiani e i Bund di pari durata, sceso sotto i 300 punti, ha fatto irruzione nelle barocche e ovattate sale della prefettura di Rodano. E il premier Mario Monti, impegnato in un bilaterale, che ha sancito un asse Roma-Parigi che sta andando rafforzandosi soprattutto nell’Europa dei negoziati sul bilancio, l’ha usata per lanciare un messaggio di vicinanza anche a Berlino: “Non ho pensato a quali potessero essere le cause e concause dietro il dolce e graduale abbassarsi dello spread.Questo però giova anche a un riavvicinamento ulteriore tra Italia e Germania”. E per un attimo si è lasciato andare: il governo, ha annunciato, punta a raggiungere “un livello di spread di 287 punti base, che rappresenta un punto di particolare significato. Vi lascio immaginare perché”. Poi, dopo un attimo, con un sorriso, ci ha ripensato: “No, non si può fare così in una conferenza stampa”. E ha spiegato: “Sarebbe esattamente la metà dei 574 con i quali il nostro percorso di governo è iniziato”.

Poi ha dedicato un passaggio alla leader tedesca Angela Merkel e alle sue aperture sulla Grecia: “E’ importante – ha detto Monti – che la cancelliera Merkel prenda una posizione di forte pedagogia rispetto all’opinione pubblica interna tedesca, dicendo che ciò che avvantaggia la Grecia avvantaggia tutti noi, appoggiando le decisioni del Consiglio europeo”. Dopodiché ha aperto – come avrebbe già fatto la stessa cancelliera in una dichiarazione però subito smentita – a una parziale cancellazione del debito ellenico: “E’ difficile prevederlo – ha sottolineato Monti – ma non sarebbe una cosa nuova nella storia delle relazioni finanziarie internazionali”. Anzi, ha sottolineato, “la stessa Germania ne ha approfittato all’inizio degli anni ’50”.

“La Grecia, prima di entrare nell’euro – ha aggiunto Monti – era un Paese dove le regole non venivano rispettate, dove c’era altissima evasione fiscale e non dove c’era concorrenza”. Monti ha riferito di aver detto alla Merkel che “di solito per uscire da guai come quelli Greci ci vuole una generazione”, mentre “la Grecia lo sta già facendo” e perciò Atene “rappresenta un successo del miglior prodotto di esportazione della Germania, cioè l’euro”. Ma Monti non ha trascurato il suo ospite, sottolineando la unità di vedute con la Francia pressoché su ogni punto, in particolare sui temi europei: “Cerchiamo – ha detto, spiegando che si trattava della posizione comune di Roma e Parigi – di facilitare le decisioni del consiglio europeo senza rinviare. L’Ue non ha bisogno di rinvii ma di decisioni concrete”. “Con questo spirito – ha aggiunto – ci accingiamo a due scadenze: il Consiglio europeo della prossima settimana da cui ci aspettiamo un passo avanti senza rinvii sull’architettura bancaria e una vera unione monetaria europea; e il completamento del lavoro iniziale già avviato, che deciderà sulle prospettive di bilancio dei prossimi sette anni”.

Per quanto riguarda la Tav, che doveva essere il piatto forte del vertice, i due Paesi hanno firmato una dichiarazione congiunta con la quale riaffermano gli impegni già presi. In particolare, si sono promessi a vicenda che al più presto proporranno ai rispettivi parlamenti un disegno di legge per la ratifica del trattato già siglato da loro il 30 gennaio scorso. Operazione spiegando la quale Monti non ha risparmiato una stilettata alle Camere: “Personalmente – ha detto – ritengo che non sia troppo difficile spiegare, lo abbiamo fatto di fronte a pubblici meno pronti alla riflessione collettiva sull’interesse generale di quanto sia il parlamento, i benefici dell’opera”.”In realtà di diverso dal passato oggi non si è ottenuto nulla, nel senso che si è confermato tutto”, ha riassunto il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera. “I due Paesi – ha spiegato – si sono detti d’accordo al massimo livello del loro impegno sulla realizzazione di quest’opera, che è già in fase di realizzazione, sia da una parte che dall’altra” delle Alpi. “Confermato anche l’orizzonte temporale del cantiere – ha aggiunto – che durerà 10 anni dal 2013 al 2023 e confermato l’impegno economico: 8,2 miliardi condiviso tra Francia e Italia, cui andrà aggiunto l’impegno dell’Europa pari al 40% del costo totale”.

Attualmente l’Ue prevede un contributo del 30% ma la Commissione si è già detta favorevole a salire fino al 40%. Tutto dipenderà da cosa decidono i singoli governi, ma Passera si è detto sicuro che andrà bene: “Il contributo sarà al 40%, non fatemi fatemi dire altre cose, sarà così”. Trattato da ratificare e dichiarazione congiunta, comunque, non si riferiscono a tutta la linea Torino-Lione, ma solo alla sua parte centrale. “Ciò di cui si discute oggi”, ha precisato il presidente dell’Osservatorio sulla Torino-Lione, è solo “la sezione transfrontaliera” del progetto, cioè i 52 chilometri di tunnel, che rappresentano la prima fase dell’opera complessiva, che costerà complessivamente ben più di 8 miliardi: la somma ammonterà a circa 25 miliardi (24,7 per l’osservatorio, 26,1 per la Corte dei conti francese, sui numeri non ci sono certezze assolute). Ma da sola, ha aggiunto Virano, la realizzazione del tunnel permetterà di ridurre la pendenza del percorso dal 33 per mille al 12,5 per mille, in questo modo consentendo il dimezzamento dei tempi di percorrenza per i passeggeri (da Torino a Chambery si passa da 152 minuti a 73; da Parigi a Milano da 7 a 4 ore), con un incremento della capacità nel trasporto merci (portata da 1.050 a 2.050 tonnellate e lunghezza fino a 750 metri per treno) e costi di esercizio quasi dimezzati.

Dal nostro inviato Fabio De Ponte

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