Milano, 1 dic. (LaPresse) – Al direttore del Giornale Alessandro Sallusti è stato convalidato l’arresto per evasione per aver violato gli arresti domiciliari. Il direttore del ‘Giornale’, da quanto si è saputo, in aula, durante l’udienza a porte chiuse, si è impegnato a rispettare scrupolosamente le prescrizioni. Sallusti ha anche detto che quello di oggi è stato un gesto simbolico e che non intendeva allontanarsi dalla casa della sua compagna, Daniela Santanché, dove dovrà scontare 14 mesi di reclusione per diffamazione. Il 6 dicembre davanti al tribunale di Milano si aprirà il processo a suo carico per l’evasione di oggi.
Sallusti è stato arrestato questa mattina per evasione. Prelevato dagli agenti della Digos nella sede del quotidiano in via Gateano Negri e accompagnato nell’abitazione che condivide con Daniela Santanché, il direttore del Giornale è subito sceso in strada ed è stato immediatamente arrestato dalla polizia. A palazzo di giustizia, nell’attesa dell’udienza di convalida del fermo, c’erano anche Ignazio La Russa, che fa parte del collegio di difesa di Sallusti assieme all’avvocato Valentina Ramella, l’editorialista del ‘Giornale’ Vittorio Feltri, il giornalista Filippo Facci e l’esponente del Pdl Tiziana Maiolo.
Prima di essere condotto ai domiciliari, il direttore del Giornale aveva preannunciato le sue intenzioni: “Andrò in carcere appena evaderò dai domiciliari. Io tornerò qui a lavorare, mi arresteranno e andrò definitivamente a San Vittore. La prossima riunione al Giornale la farò da evaso”. “Non sono entrati al Giornale – aveva specificato in diretta tv – sono entrati nei giornali. E’ una ferita per tutti noi, per il giornale”.
Sallusti è stato condannato a 14 mesi di reclusione per diffamazione e ieri il giudice di sorveglianza di Milano ha accettato la richiesta di arresti domiciliari da parte del procuratore Edmondo Bruti Liberati. L’episodio che lo riguarda risale al 2007, quando era direttore di Libero e quando sul quotidiano fu pubblicato un corsivo firmato con lo pseudonimo ‘Dreyfus’, giudicato lesivo nei confronti del giudice Giuseppe Cocilovo che presentò querela per diffamazione.
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