Roma, 22 nov. (LaPresse) – Mario Monti è già senatore a vita e dunque non si può candidare alle politiche. A puntualizzarlo è stato il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, parlando con i cronisti a Parigi, dove si trova in visita. “Il senatore a vita Monti, come si sa – ha spiegato – non si può candidare al Parlamento perché è già parlamentare: questo non è un particolare da poco, qualche volta lo si dimentica. Quindi, non può essere candidato di nessun partito, e non può essere comunque, in quanto persona, candidato al Parlamento: è un senatore a vita che ha il suo studio a Palazzo Giustiniani, dove potrà ricevere chiunque, dopo le elezioni, volesse chiedergli un parere, un contributo, un impegno”.

Questo però, ha lasciato intendere, non esclude necessariamente un Monti bis: “Le questioni si pongono in questi termini – ha detto – poi è verissimo che ci sono alcune forze politiche o alcuni gruppi, movimenti, non so neppure bene come chiamarli perché la situazione è fluida, che pensano che il presidente Monti potrebbe continuare a fare o meglio potrebbe fare, in un nuovo contesto politico e non di governo tecnico, il presidente del Consiglio. Ma questo è naturalmente un diritto, una facoltà che ha qualsiasi partito. Dopo le elezioni il presidente della Repubblica, il mio successore, farà delle consultazioni per poi dare l’incarico per la formazione del governo: quella è la sede in cui ogni partito può esprimere una sua preferenza o una sua proposta per quel che riguarda il conferimento dell’incarico”.

Dal Quirinale però è arrivata qualche ora dopo la precisazione: “Il presidente della Repubblica – si legge in una nota – non sponsorizza alcuna soluzione di governo per il dopo elezioni. Ha solo richiamato in modo inconfutabile i termini obbiettivi in cui il problema della formazione del nuovo governo si porrà una volta concluso il confronto elettorale nel rapporto tra le forze politiche e il nuovo capo dello Stato”.

Napolitano comunque ha sottolineato che una ipotetica ‘lista per Monti’ “non so che senso avrebbe” perché “sarebbe pur sempre una lista che presenta suoi candidati al Parlamento. Innanzitutto – ha detto – bisogna vedere quanti di quei candidati diventano deputati, e quindi quale sarà il peso di questo ipotetico gruppo o lista”. “Poi esso – ha continuato – concorrerà, come tutti gli altri partiti, alle consultazioni dalle quali uscirà l’incarico per la formazione del governo. Avrà già in testa un nome da proporre? Benissimo, gli altri vedremo che nomi proporranno sulla base dei risultati elettorali e il presidente della Repubblica infine deciderà”.

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