Milano, 6 nov. (LaPresse) – L’ex assessore regionale alla Casa della Lombardia Domenico Zambetti ad oggi mantiene ancora legami con la criminalità organizzata. Lo scrivono i giudici del tribunale del riesame di Milano nell’ordinanza con cui hanno respinto l’istanza di scarcerazione presentata dal legali di Zambetti, arrestato il 10 ottobre scorso con l’accusa di aver chiesto voti alla ‘ndrangheta in occasione delle elezioni regionali del 2010, in cambio di soldi e promesse di entrare negli appalti di Expo. “Il collegio ritiene che a fronte di una pena irroganda che si prevede non particolarmente mite – si legge nell’ordinanza – Zambetti potrebbe anche servirsi delle disponibilità economiche che ha dimostrato di possedere nella compravendita dei voti per sottrarsi all’esecuzione della pena”. I giudici rilevano anche che, “benché sia incensurato, sussiste un concreto pericolo di reiterazione di analoghe condotte criminose atteso che, da un lato, l’associazione mafiosa è ancora operante e attiva e che, dall’altro, la rete di conoscenze costruita nel corso degli anni dall’esponente politico – che fino a oggi si è avvalso della facoltà di non rispondere – appare ancora estesa e influente”. I giudici precisano inoltre che “non risultano prospettati elementi significativi né a sostegno della testi della rescissione dei legami con l’organizzazione né, a monte, della dissoluzione dell’organizzazione ‘ndranghetista”.
Per il governatore della Lombardia Roberto Formigoni è stato il parlamentare del Pdl Gianfranco Rotondi a garantire per Domenico Zambetti, durante la campagna elettorale per le elezioni regionali in Lombardia nel 2010. Formigoni lo ha detto nel corso della sua deposizione del 29 ottobre davanti al procuratore aggiunto Ilda Boccassini. Al pm il presidente della giunta regionale lombarda ha detto di aver sentito “strane voci” che circolavano su Zambetti all’epoca della campagna elettorale e aveva parlato con l’ex assessore delle sue perplessità a candidarlo. A questo punto, ha riferito Formigoni al pm, Rotondi gli fece una “richiesta di colloquio” e garantì personalmente per l’ex assessore alla Casa. “Rotondi venne e il discorso che fece fu questo ‘Guarda Roberto, io conosco Zambetti da più di 30 anni, è una persona seria, non farebbe sciocchezze, posso garantire è bravo, fidati, fidati, fidati'”, ha detto il governatore. Di fronte a questo tipo di rassicurazioni, ha spiegato Formigoni a Boccassini, Zambetti è entrato a far parte della sua giunta. “Se non ci fosse stato l’intervento di Rotondi – ha precisato Formigoni nel corso del colloquio del 29 ottobre scorso – non avrei inserito Zambetti in giunta”. Ma dal politico del Pdl ed ex ministro Rotondi è arrivata la smentita: “Smentisco – ha detto Rotondi – che Formigoni mi abbia chiesto garanzie morali su Zambetti. Chiesi la sua conferma ad assessore per motivi politici e Formigoni mi oppose l’unica obiezione di dover nominare assessori donna. Leggo che mi attribuisce di conoscere Zambetti da 30 anni: io 30 anni fa ero ancora studente universitario fuori sede a Napoli. Stamani i miei legali hanno inoltrato alla dottoressa Boccassini la mia disponibilità ad essere ascoltato sull’argomento”. “I processi non si fanno sui giornali e dovrebbe saperlo anche il presidente Formigoni a cui auguro di recuperare una memoria più precisa, spero anche su altri argomenti che lo vedono più esposto alla necessità di fornire chiarimenti”, ha dichiarato Rotondi, commentando le affermazioni di Formigoni rese alla procura di Milano. Intanto Rotondi ha dato mandato ai suoi legali di esaminare le azioni legali necessarie dopo le affermazioni del presidente Formigoni sul caso Zambetti. “Sono d’accordo con Formigoni: da questo momento ogni commento è inutile. Risponderà in Tribunale dell’attribuzione a me di un fatto determinato evidentemente falso”, ha detto in una nota l’ex ministro e parlamentare del Pdl Rotondi replicando al governatore Formigoni.
Sulla “gestione” di Domenico Zambetti Formigoni, nella sua deposizione davanti al procuratore aggiunto Bocassini ha detto che “rispetto alla carica istituzionale che ha ricoperto in passato e che ricopriva fino al momento dell’arresto non ho mai ricevuto lamentele”. “Preciso che quando c’è stato diciamo lo scandalo sulle case del Pio Albergo Trivulzio era uscito anche il nome dell’assessore Zambetti che aveva acquistato una casa di proprietà del Pio Albergo Trivulzio. Io lo convocai – ha spiegato Formigoni -lui mi disse che aveva fatto un’offerta di mercato secondo quella che era l’offerta di mercato e quindi aveva acquistato l’appartamento”. Il pm Boccassini ha chiesto a Formigoni se fosse a conoscenza di una “gestione particolare” di Zambetti quando era ai vertici dell’Aler, l’ente per l’edilizia popolare, dove lavoravano anche alcuni parenti dell’assessore. “No, non l’ho mai saputo – ha detto Formigoni – né Zambetti, le volte che io l’ho convocato per dire che siccome vi erano delle voci che lo riguardavano e che pretendevo da lui, come da tutti gli assessori regionali, una trasparenza nella vita pubblica e privata, mi ha mai detto che per esempio il genero era un dipendente dell’Aler”. Ma, oltre a Roberto Formigoni, altri esponenti del Pdl avevano nutrito dubbi su Domenico Zambetti, l’ex assessore alla Casa della Regione Lombardia, e sulle sue cene elettorali “eccessive dal punto di vista economico”. A dirlo è stato proprio il governatore della Lombardia, nel corso della sua deposizione.
“Ma quando lei dice – lo incalza il pm Boccassini – che queste persone di cui lei non ricorda i nomi facevano riferimento a cene elettorali di Zambetti, le hanno per caso detto che a queste cene partecipavano anche persone legate in qualche modo alla criminalità organizzata?”. “No – risponde Formigoni – non mi hanno detto che a queste cene partecipavano persone legate alla criminalità organizzata o comunque persone sospette, ma ritenevano che le cene organizzate da Zambetti per la sua campagna elettorale erano eccessive dal punto di vista economico”. “E, ripeto – ribadisce Formigoni – quando io ho parlato con Zambetti e gli ho detto che circolavano queste voci sulla sua campagna elettorale, lui mi ha garantito che si trattava di cene che rientravano nelle spese normali di gestione di una campagna elettorale”. Per il tribunale del riesame “l’elevato numero di preferenze conseguite ha consentito a Zambetti di ottenere l’assessorato alla Casa, funzione evidentemente ritenuta strategica dalle famiglie calabresi per il controllo del territorio”.
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