Roma, 29 set. (LaPresse) – “Alla fine Bersani capirà che l’unico modo per non avere Monti in campo nella prossima legislatura, magari di nuovo a palazzo Chigi, sarà proprio quello di dare continuità all’agenda Monti. Sembra paradossale ma è così”. I ‘montiani’ del Pd pur sottolineando che il loro intento è quello di contare nell’immediato futuro in quella che sarà la costruzione di una maggioranza che dovrà portare avanti “il risanamento economico e la spinta di cambiamento” operati dal Professore anche dopo le elezioni, decidono di contarsi e, sia pur mantenendo basso il livello della tensione, di sfidare il segretario Pier Luigi Bersani.
ASSEMBLEA AL TEMPIO DI ADRIANO. L’occasione è un’assemblea aperta convocata al Tempio di Adriano, a Roma, dall’ala liberal-veltroniana del partito. E’ già il titolo scelto per la manifestazione a mettere subito le cose in chiaro: ‘100 di queste riforme – recita – Il Pd e l’agenda Monti oltre il 2013′. Chi partecipa all’iniziativa, è qui per dire sì a un Monti bis, anche dall’interno del Partito democratico e nonostante il parere negativo di Bersani? E’ la domanda ricorrente. “Un Monti bis – risponde Pietro Ichino, tra i promotori dell’appello sull’Agenda Monti – può voler dire che di nuovo la politica italiana non è stata in grado di far fronte alla crisi acuta che stiamo vivendo ed è stata ancora una volta sostituita dai tecnici e noi non desideriamo che accada questo. Speriamo piuttosto che la politica sia in grado di creare una maggioranza capace di portare avanti l’agenda Monti. A quel punto – spiega – ha aggiunto – se Monti sarà presidente della Repubblica, presidente dell’Unione europea o presidente del Consiglio non cambia molto”.
GENTILONI: BERSANI SI PRONUNCI SU AGENDA MONTI. Gli altri partecipanti (tra loro Alessandro Maran, Giorgio Tonini, Enrico Morando, Marco Follini, Paolo Gentiloni, Stefano Ceccanti, Roberto Giachetti e Andrea Sarubbi) sono tutti d’accordo: “La disponibilità data da Monti – dice Gentiloni – è una buona notizia non solo per i mercati ma anche per noi. A una condizione, però, che non significhi arrivare a un nuovo Governo tecnico sostenuto da Alfano, Bersani e Casini. Dopo il 2013 si deve formare un governo politico, ma questo Governo rimetterà in discussione quanto fatto da Monti o si collocherà in una linea di continuità? Bersani questa scelta non l’ha fatta e noi chiediamo che venga fatta in modo chiaro”. A preoccupare i ‘montiani’ sono soprattutto le posizioni di quel Nichi Vendola che Bersani vorrebbe tanto combattesse al suo fianco: legare il Pd all’agenda Monti anche dopo il 2013, spiega Ichino senza mezzi termini, “è un altolà a Vendola. Non si può collocare il Pd sulla sua attuale posizione di negazione della scommessa europea. La stragrande maggioranza degli italiani e degli iscritti del Pd non vuole questo. Ecco perché – sottolinea – con Vendola e Sel esiste un’oggettiva incompatibilità di vedute con la nuova maggioranza che vogliamo costruire”.
Non solo Europa, però. Qualche dubbio sulle reali possibilità che avrà Bersani di “non tornare indietro” rispetto a quanto fatto dal Professore e dai suoi ministri viene anche a proposito delle riforme. Bersaglio delle critiche dei ‘montiani’ è di nuovo Vendola, “ma esistono posizioni preoccupanti anche all’interno del Pd”, ripetono i partecipanti alternandosi al microfono. “Anche tra di noi – spiega Gentiloni – c’è chi dice ‘Se vinciamo le elezioni rimettiamo mano alla previdenza’. Ora, è chiaro che c’è il problema degli esodati e che è assolutamente necessario risolverlo, ma tornare indietro rispetto a quanto fatto dalla riforma previdenziale sarebbe un errore serio”. “Non intendiamo tornare indietro rispetto alle cose che ha fatto Monti – gli fa eco Ichino – la riforma delle pensioni, quella del mercato del lavoro. Vanno perfezionate, bisogna risolvere i problemi di transizione che si sono creati, ma lo si deve fare andando avanti e non tornando indietro”.
ICHINO: OGGI VOTEREI RENZI. Europa e riforme, quindi. Ma c’è di più. Durante il serrato confronto sul Monti bis, aleggia inesorabile il fantasma delle primarie. C’è chi affronta l’argomento senza fare nomi, anche se il messaggio subliminale che in tanti tentano di far passare è che sia Matteo Renzi il candidato ideale di chi intende portare avanti l’agenda Monti. “Non posso fare nomi, vi dico solo che il momento è adesso”, dice dal palco un giovane democratico napoletano facendo riferimento allo slogan lanciato dalla campagna elettorale del sindaco di Firenze. “Non conosciamo ancora il programma che Bersani presenterà – spiega Ichino – noi speriamo che sia molto netto nell’assumere l’agenda Monti e i punti cardine dell’impegno europeo. Se Bersani compierà questa scelta potrà candidarsi a essere il leader della maggioranza, la nostra convinzione è che se invece non compirà questa scelta perderà le primarie”. Il giuslavorista, che ha contribuito alla stesura della parte economica del programma dell’ex rottamatore, alla fine parla chiaro: “Se si votasse oggi – ammette – voterei per Renzi”.
CECCANTI: SI TRATTA DI SCEGLIERE IL MIGLIOR INTERPRETE DELL’AGENDA MONTI. In controtendenza Marco Follini: “Stiamo chiedendo a Bersani di mantenere forte l’ancoraggio del Pd all’agenda di Monti, ma è lui stesso a dire che non si torna indietro. Alle primarie voterò per lui, come ho già fatto in passato”. Poetico Stefano Ceccanti: “Per me la questione delle primarie è come quella del dito che indica la luna. Monti è la luna, basta scegliere il dito che la indica meglio”.
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