Milano, 25 set. (LaPresse) – Il gip Maria Cristina Mannocci pronuncerà il prossimo 3 ottobre la sentenza per Pierangelo Daccò, accusato di aver distratto 5 milioni di euro dalle casse del San Raffaele e aver contribuito ad una dissipazione pari a 47 milioni di euro che ha portato l’ospedale sull’orlo del fallimento. Daccò, in carcere da circa un anno e indagato anche per il dissesto della Fondazione Maugeri, ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato insieme all’imprenditore Andrea Bezziccheri. L’accusa, rappresentata dal pm Luigi Orsi, aveva chiesto una pena di 5 anni e mezzo di reclusione per Daccò e di 3 anni per Bezziccheri. Daccò, secondo l’accusa, avrebbe pagato cene e viaggi al governatore lombardo Roberto Formigoni in cambio di facilitazioni per le aziende ospedaliere con cui lavorava. Il difensore di Daccò, Gian Piero Biancolella, ha chiesto l’assoluzione per Daccò perché l’imprenditore “è stato indagato per un reato impossibile da provare come dice anche la Cassazione” che precisa “come devono essere valutati degli indizi”. Secondo l’avvocato Biancolella, infatti, contro Daccò non ci sarebbe alcuna prova ma solamente deduzioni che descrive come “il nulla probatorio”.

Nel corso dell’udienza di oggi i pm Luigi Orsi e Gaetano Ruta hanno presentato le loro repliche. Subito dopo è stata la volta dei difensori di Daccò e Bezzicheri, accusati a vaio titolo di concorso in bancarotta, associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale, appropriazione indebita e distrazione di beni. Il gup Maria Cristina Mannocci si è riservato di decidere e ha aggiornato l’udienza al 3 ottobre, data in cui è attesa la sentenza.

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