Roma, 24 set. (LaPresse) – “‘More to be done’, ci dice l’Ocse. Dentro questa espressione ci sono molte cose: il tema delle condizioni necessarie affinché quel 4% in più di crescita sia realizzato”. Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Mario Monti, aprendo, con il segretario generale dell’Ocse, Jose Angel Gurria, la conferenza internazionale sulle Riforme strutturali in Italia. “Il rapporto – ha spiegato Monti – sottolinea l’importanza dell’attuazione amministrativa delle riforme, sono molti gli atti di normativa secondaria o amministrativa che devono essere adottati nei prossimi mesi affinché alcune delle principali riforme diventino operative sul terreno, un aspetto tradizionalmente non abbastanza coltivato in Italia” dove vi è una “forte attenzione al momento legislativo e minore a quello del follow up”. L’Italia ha fatto finora “sforzi notevolissimi”, secondo quanto si legge nel rapporto ‘Politiche migliori’ dell’Ocse, ma ha un problema di competitività che deve risolvere se vuole tornare a crescere, visto che la sua produttività è la più bassa tra i paesi Ocse. Monti lo sa bene e nel suo intervento non lo nasconde: “Il 2013 sarà un anno in ripresa” ha spiegato ma “se vogliamo uscire dalla crisi – ha aggiunto – non basta guardare alla competitività del sistema paese, bisogna guardare anche alla competitività delle imprese e all’aumento della produttività”. “Condivido l’allarme dell’Ocse – ha proseguito Monti – e per questo abbiamo, nelle scorse settimane, con Passera e Fornero, avviato un dialogo con le parti sociali per incoraggiarle a mettere questo tema, la produttività, al centro dei loro negoziati sui rinnovi contrattuali e usare pienamente le opportunità offerte dagli accordi esistenti sulla contrattazione al livello aziendale”. Tuttavia l’Italia nel perseguire l’obiettivo di una maggiore competitività non può permettersi il lusso di abbandonare le politiche di rigore. “E’ troppo presto”, ha sottolineato il professore, e “va sempre mantenuto”. Le misure adottate in questi mesi, basate sul rigore, hanno costituito il “percorso inevitabile di un sistema che ha dovuto assumersi una cura drastica dopo aver per anni ignorato i problemi” e nonostante questo, ha sottolineato il premier, “gli italiani pur sottoposti a un trattamento incisivo e pesante di misure, stanno dimostrando di non essere particolarmente ostili a coloro che hanno dovuto persuaderli di farlo nel loro interesse di lungo periodo”. Un’assenza di ostitilità che non si tramuterà, ha assicurato Monti, in consenso elettorale visto che non ha alcuna intenzione di ricandidarsi alla guida del Paese. Per vincere la sfida della competitività, l’Italia deve risolvere anche il problema della corruzione che secondo il rapporto Ocse é uno dei maggiori vincoli alla ripresa economica del Paese. A questo proposito, Monti ha sottolineato la volontà del suo esecutivo a portare a termine il ddl anticorruzione sul quale si ravvisa “un’inerzia comprensibile ma non scusabile di talune forze politiche”. Forze politiche che però il professore continua a ringraziare per il sostegno a misure che le hanno rese impopolari. Dal tema della produttività e della competitività da riconquistare non poteva rimanere escluso l’incontro con i vertici della Fiat avvenuto sabato a palazzo Chigi. Quello con Marchionne ed Elkann, per Monti è stato un “incontro lungo, approfondito, di analisi delle tendenze, delle strategie”, nel corso del quale, ha precisato, “aiuti finanziari non sono stati chiesti e se fossero stati chiesti non sarebbero stati concessi” e “non è stata chiesta cassa integrazione in deroga”. Il governo però, ha spiegato il professore, si è assunto l’impegno di garantire maggiori agevolazioni per incentivare il settore dell’auto, nell’ottica di renderlo più competitivo.

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