Roma, 29 ago. (LaPresse) – Ancora non si è raggiunto l’accordo sulla riforma della legge elettorale. Il comitato ristretto che doveva riunirsi questo pomeriggio per fare il punto della situazione, ha fissato per la prossima settimana, mercoledì 5 settembre, la riunione per arrivare ad un eventuale testo base. Dall’incontro di oggi non è emerso nulla di nuovo anche se il relatore del Pd, Enzo Bianco, è ottimista e pensa che “i punti di intesa sono: la soglia di sbarramento al 5% e i collegi uninominali”. L’accordo sarebbe stato raggiunto, secondo quanto ha riferito il vicepresidente dei senatori del Pdl, Gaetano Quagliariello, su una legge a impianto proporzionale, distribuita a 26 circoscrizioni, “con una quota di sbarramento al 5% o all’8% in circoscrizioni che raccolgono un numero congruo di elettori, la possibilità che i cittadini eleggano i 2/3 dei propri rappresentanti, mentre 1/3 venga eletto attraverso liste bloccate, le norme di bilanciamento tra uomini e donne”. Quagliariello ha inoltre affermato che “c’è stato un ammorbidimento sull’entità del premio e su chi lo prende. Se si decide come scegliere i parlamentari si risolve tutto. Siamo sulla via del superamento dei problemi”.
Carlo Vizzini, presidente della commissione Affari costituzionali, ha illustrato una sorta di road map della prossima settimana, annunciando che mercoledì 5 settembre incontrerà il presidente del Senato, Renato Schifani, per informarlo del lavoro del svolto questo pomeriggio, poi, a seguire, un ufficio di presidenza, e nel pomeriggio una riunione del comitato ristretto per la riforma della legge elettorale. Roberto Calderoli, ex ministro per la Semplificazione e fautore della cosiddetta ‘legge porcata’ è molto critico su questa ipotesi di accordo affermando che “due forze politiche che insieme non raggiungono neppure il 50% dei consensi elettorali vogliono cancellare tutti gli altri partiti che invece superano ampiamente il 50% dei consensi, cancellando così la democrazia”. Anche il senatore dell’Idv, Pancho Pardi, fa sapere che “siamo di fronte a due ipotesi: o non si arriva a un testo base o si trova un accordo tra i due partiti di maggioranza per stecchire tutti gli altri. A meno di qualche miracolo, comunque, non riusciranno a mettersi d’accordo”. Su una cosa sono d’accordo i partiti di maggioranza: non c’è un automatismo tra la riforma della legge elettorale e l’eventualità di elezioni anticipate. Bianco (Pd), infatti, afferma che “il fatto che dopo una riforma della legge elettorale, si vada ad elezioni, è un’ipotesi destituita di fondamento” e Malan (Pdl), sulla stessa linea, ha dichiarato che “non c’è nessun automatismo tra la riforma della legge elettorale e le elezioni anticipate”.
Già da questa mattina il segretario del Pdl, Angelino Alfano, aveva chiarito ogni dubbio affermando che il Pdl vuole “la legge elettorale e non vuole le elezioni anticipate”. Invece secondo il leader di Api, Francesco Rutelli, “non dobbiamo considerare l’esperienza Monti alle spalle, ma presente e importante per il futuro, per non tornare al bipolarismo muscolare e fallimentare”. Fugando l’ipotesi di un ricorso anticipato alle urne, Rutelli spiega che “se lo spread continua a crescere è impossibile andare a votare mentere se c’è un minimo di stabilità bisognerebbe dare corso alla stabilità cercando un assestamento e sarebbe quindi inutile andare alle urne”.
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