Roma, 7 ago. (LaPresse) – Scintille tra il premier Mario Monti e il Pdl. In una intervista al Wall Street Journal il presidente del Consiglio ha detto che “che se il precedente governo fosse ancora in carica, lo spread sarebbe intorno a 1200”. Parole che non sono piaciute al Pdl, che ha reagito con molta durezza, ricordando – con varie sfumature – al premier che il governo dipende dal suo voto. Non solo ma, per mandare un segnale chiaro, il partito ha fatto andare andare sotto il governo su un ordine del giorno collegato alla spending review. Alla fine Monti ha telefonato a Berlusconi e si è detto “dispiaciuto”, spiegando che non intedeva fare nessuna “considerazione di carattere politico, il che non rientrava per nulla nelle sue intenzioni”.

REAZIONI PDL – Di “provocazione tanto inutile quanto stupida che rinviamo al mittente” parla il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto. “Crediamo – aggiunge – che il momento sia cosi serio da non consentire questi inaccettabili e gratuiti esercizi polemici fatti nei confronti di chi sta appoggiando lealmente il suo governo”. Ancora più esplicito il capogruppo al Senato, Maurizio Gasparri, per il quale Monti dovrebbe tenere a mente che il suo governo dipende dal voto del Pdl: “Mentre il Parlamento vota fiducie a raffica sarebbe bene che il suo comportamento fosse più equilibrato e rispettoso”, dice, sottolineando che “ci si potrebbe anche stufare prima o poi”. “Consiglieremo al presidente del Consiglio – aggiunge – di parlare di meno, visto che ogni giorno escono sue dichiarazioni che poi deve immediatamente correggere”.

PRECISAZIONE PALAZZO CHIGI – Polemiche che hanno spinto palazzo Chigi a precisare le parole di Monti. Il dato di 1200 punti, hanno spiegato fonti vicine al professore, rappresenta soltanto una proiezione tecnica, senza alcun intento polemico, su quello che sarebbe stato l’andamento dello spread se non fosse stato consegnato ai mercati internazionali un forte segno di discontinuità. Il differenziale di rendimento tra i titoli italiani e quelli tedeschi, infatti, hanno ricordato, era passato dai 150 punti di maggio ai 550 di novembre.

GOVERNO BATTUTO – La precisazione però non è bastata e il Governo è stato battuto a Montecitorio su un ordine del giorno allegato al decreto sulla spending review. Alcuni esponenti del Pdl hanno subito rivendicato la cosa, sostenendo che si sia trattato di un chiaro messaggio politico al presidente del Consiglio, Mario Monti. Altre fonti del partito di via dell’Umiltà hanno detto invece “che non è affatto un messaggio politico, sono solo idiozie”. Più semplicemente, è la loro versione, la questione è che “appoggiare il governo non vuol dire essere sempre e comunque d’accordo su tutto”. Il crollo della maggioranza in aula, comunque, oltre che dal voto contrario (al parere del Governo, che chiedeva la bocciatura dell’ordine del giorno) di alcuni deputati Pdl, è stato determinato anche dai parlamentari Udc e dalle numerose assenze.

ALFANO: MONTI SI SPIEGHI – Sulla vicenda è intervenuto anche il segretario del Pdl, Angelino Alfano, con una nota durissima: “Le parole del presidente del Consiglio, Mario Monti – ha scritto – sono politicamente insensate e scientificamente inspiegabili per un economista come lui: un’ipotetica della irrealtà che sorregge un giudizio politico irreale. Tutto questo per noi è inaccettabile. Se ci riesce, provi al più presto a spiegarsi”.

MONTI TELEFONA A BERLUSCONI – Per placare le polemiche Monti ha telefonato direttamente a Berlusconi, dicendosi “dispiaciuto – ha fatto sapere palazzo Chigi in una nota – che una banale e astratta estrapolazione di tendenza di valori dello spread, che era contenuta in un colloquio di ampio respiro con il Wall Street Journal, sia stata colta come una considerazione di carattere politico, il che non rientrava per nulla nelle sue intenzioni”.

MANCA IL NUMERO LEGALE AL SENATO – Ma anche questo non è bastato. Il Pdl ha fatto mancare, insieme alla Lega, il numero legale al Senato, dove era in corso la ratifica degli ultimi provvedimenti prima della pausa estiva. Intervenendo in aula, Gasparri ha detto che il premier “si è scusato”, telefonando a Monti. Mentre Roberto Mura, della Lega, tornando sull’intervista a Der Spiegel, ha detto che “il professore si è messo a dare una personalissima lezione di democrazia”, dimostrando “delirio di onnipotenza”.

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