Roma, 11 lug. (LaPresse) – Presenta una relazione di fronte al ministro del Lavoro Elsa Fornero, ma scoppia a piangere, perché il suo contratto è stato tagliato a causa della spending review. Protagonista dell’insolita scena Massimiliano Monnanni, direttore dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar), struttura che fa capo direttamente a palazzo Chigi. E la Fornero lo consola: “Per qualcosa di simile”, spiega, “sono stata ridicolizzata”. Tutto avviene nella sala polifunzionale della presidenza del Consiglio, nel corso della presentazione della prima indagine nazionale ‘I migranti visti dagli italiani’, promossa e finanziata dal dipartimento per le Pari opportunità e realizzata dall’Istat.
Patrizia De Rose, capo del dipartimento per le Pari opportunità presenta Monnanni, gli fa i complimenti per il lavoro svolto e dalla sala si alza un lungo e calorosissimo applauso, al punto che lui scoppia in lacrime e si allontana. “Non gli rinnovano il contratto”, spiega chi è in piedi ad applaudire. “Per la spending review”, aggiunge una voce più informata. Il prossimo intervento in scaletta, così vuole il caso, è proprio quello del ministro del lavoro Elsa Fornero. Lei, nella stessa sala, ha già pianto e lo ricorda bene.
“Io per qualcosa di simile proprio mentre ero seduta qui sono stata ridicolizzata, quindi vorrei invece lasciarlo un po’ tranquillo”, esordisce il ministro. Poi, però, recuperata quella freddezza che l’ha contraddistinta da quel giorno in avanti, aggiunge: “Dietro l’esercizio chiamato ‘spendig review’ si celano decisioni molto difficili che questo governo ha dovuto affrontare. Tagliare le spese, ridurre gli sprechi, non rinnovare contratti, procedere alla riduzione degli addetti della pubblica amministrazione è per noi una politica dolorosa, ma necessaria. Si tratta di scelte impersonali”.
Alla sala le parole del ministro non piacciono. “Batti le mani e lo lasci andare”, gridano dalle seconde file. “Il direttore – aggiunge allora la Fornero – è una persona molto preparata e che fa bene il suo lavoro, è l’esatto contrario della classica rappresentazione che si fa del dipendente pubblico per nulla dedito al suo lavoro e poco entusiasta. Ci sono molte persone come lui. Purtroppo, però, anche queste persone, per ragioni macroeconomiche, dovranno lasciarci. Io, dite voi, lo applaudo ma lascio che vada via. E’ così: è una contraddizione, ma sono decisioni necessarie. Come ha detto il premier Monti questa mattina – conclude – il nostro è un percorso di guerra”. Nessun applauso per lei.
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