Milano, 1 lug. (LaPresse) – Umberto Bossi si batte fino all’ultimo prima di consegnare la Lega nelle mani di Roberto Maroni, accanto all’ex leader dagli albori del movimento fino ad oggi. Con un intervento fiume di oltre 50 minuti, Maroni ora ha preso le redini del Carroccio dopo mesi di scontri e tensioni. A Bossi, che fino all’ultimo aveva chiesto di poter vedere e cambiare il nuovo statuto, approvato per alzata di tessera dall’assise del Carroccio, non è rimasto che tornare sul palco e arrendersi, citando la parabola biblica di Re Salomone. Il Senatur si è paragonato alla madre saggia che, per risparmiare la vita al figlio, accetta di consegnarlo ad un’altra donna pur di non farlo tagliare a metà dal re. “Il bambino è suo”, dice il Senatur dal palco del forum di Assago, rivolgendosi a Maroni con la voce rotta dai singhiozzi. Bossi fa fatica a concludere il discorso e gli oltre 8mila militanti sugli spalti lo abbracciano e lo salutano con un lungo applauso. Sul palco c’è anche Giuseppe Leoni, uno dei fondatori della Lega, che lo sostiene insieme al governatore del Veneto Luca Zaia. Anche il nuovo segretario della Lega, eletto poco prima per alzata di mano dalla stragrande maggioranza dei 614 delegati presenti, si avvicina, gli stringe la mano e il primo contatto, dopo molti mesi di freddezza, si scioglie in un abbraccio.
E’ la Lega di Umberto Bossi quel ‘bambino’ conteso di cui parla la Bibbia. E il Capo fino all’ultimo cerca di difendere la sua creatura, chiedendo una “quota del 20% per i suoi fedelissimi” da poter inserire nelle liste delle elezioni politiche e domandando di poter indicare i futuri candidati sindaci. E’ l’ultimo tentativo di restare in sella, un tentativo che prosegue anche dietro le quinte. La triumvira Manuela Dal Lago cerca una mediazione, dicendo a Maroni che Bossi vuole incontrare. Ma da Bobo arriva il primo ‘No’. La parola oggi spetta solo al congresso e non c’è spazio per le “beghe interne”. L’incontro tra il nuovo segretario e il presidente a vita della Lega avverà solo al termine del congresso, quando tutto è stato deciso e i giochi sono ormai fermi.
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