Torino, 5 ott. (LaPresse) – Per capire se le elezioni regionali del marzo 2010 in Piemonte sono state falsate o meno dalla irregolarità dei 27mila voti raccolti da Michele Giovine a sostegno del governatore Roberto Cota si dovrà attendere l’esito del procedimento civile di querela di falso. E’ quanto ha stabilito oggi la corte Costituzionale che ha respinto l’istanza del consiglio di Stato. Diventa quindi altamente improbabile che vacilli la posizione dell’attuale presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, visto che il processo civile potrebbe durare – si stima – circa due anni, quando finiranno i 5 anni di legislatura dell’attuale governatore.
Molto soddisfatto il legale di Roberto Cota, l’avvocato Luca Procacci, che commenta: “Abbiamo chiuso la partita”. Erano stati i difensori di Mercedes Bresso, ex presidente della Regione Piemonte, a fare ricorso al Consiglio di Stato, che a sua volta aveva sollevato la questione dinanzi alla Corte costituzionale perché non ritenevano giusta la decisione del Tar del Piemonte che nell’estate del 2010 aveva stabilito, perché così prevede una norma dello Stat, che si dovesse svolgere il processo civile di querela di falso per stabilire l’eventuale irregolarità dei voti di Michele Giovine, che contribuirono in modo determinante alla vittoria di Cota (era infatti di 9mila voti lo scarto tra Bresso e Cota alle regionali).
La convinzione dei legali di Bresso che fosse sbagliato far aspettare ai cittadini piemontesi i tempi di un processo civile prima di capire se “le scorse elezioni regionali erano state valide o meno” era stata poi rafforzata dal fatto che il tribunale penale di Torino, la scorsa estate, aveva condannato Michele Giovine per firme false.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata