Roma, 30 lug. (LaPresse) – “Il presidente della Repubblica ha comunicato al ministro dell’Economia e delle Finanze di rinunciare, dal corrente anno e fino alla scadenza del suo mandato, all’adeguamento all’indice dei prezzi al consumo – stabilito dalla legge 23 luglio 1985, n. 372 – dell’assegno attribuitogli dalla stessa legge ai sensi dell’art. 84 della Costituzione”. Lo comunica una nota pubblicata sul sito del Quirinale.
“Il segretario generale della presidenza della Repubblica – prosegue la nota – ha sottoposto alla firma del capo dello Stato i decreti per l’applicazione del contributo di solidarietà sulle pensioni e per la riforma delle pensioni di anzianità. Si è così completata l’attuazione nell’ordinamento interno delle misure previste dalle manovre approvate con i decreti-legge n. 78 del 2010 e n. 98 del 2011 (riduzione del 5 e del 10% delle retribuzioni e delle pensioni per la parte eccedente 90.000 e 150.000 euro, blocco delle progressioni automatiche e riduzione delle spese per beni e servizi). L’amministrazione del Quirinale provvederà conseguentemente a restituire al ministero dell’Economia e delle Finanze la somma complessiva di euro 15.048.000 nel triennio 2011-2013, nonché di 562.737 euro nell’anno 2014”.
“Le suindicate restituzioni – conclude la nota pubblicata sul sito internet del Quirinale – si aggiungono ai risparmi realizzati nel periodo 2006-2011 – che ammontano complessivamente a 56.316.000 euro – per effetto dei provvedimenti di contenimento della spesa già adottati autonomamente nel medesimo periodo (blocco del turnover, soppressione del meccanismo di allineamento automatico delle retribuzioni a quelle del personale del Senato, congelamento fino al 2013 degli importi tabellari degli stipendi e delle pensioni, riduzione dei compensi per il personale comandato e distaccato e di numerose indennità, contenimento degli straordinari, riduzione delle ferie, aumento dell’orario di lavoro e riorganizzazione amministrativa interna). Tali economie e aumenti di produttività, unitamente al contenimento dei pensionamenti anticipati per effetto della incisiva riforma delle pensioni di anzianità, hanno consentito, grazie ai risparmi realizzati, di bloccare fino al 2013 la dotazione a carico del bilancio dello Stato al valore nominale del 2008 a fronte di una inflazione che da allora ha già raggiunto il 6,6% sulla base dell’indice dei prezzi al consumo”.
“La politica deve uscire dalla propria condizione di casta, perché i cittadini sono stanchi di pagare di tasca loro i privilegi di chi siede in Parlamento. Pertanto, apprezziamo la scelta del capo dello Stato di rinunciare all’adeguamento dello stipendio: è un segnale importante per il Paese e un monito per il Parlamento”. Lo scrive sul suo profilo Facebook il presidente dell’Italia dei valori, Antonio Di Pietro.
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