Nuovo rapporto dedicato a contributo utility per sviluppo sostenibile Paese, oltre 830 milioni per decarbonizzazione

Le imprese di pubblica utilità, quelle che ogni giorno accompagnano i cittadini nei servizi quotidiani (come per esempio acqua, luce, gas), investono 1,8 miliardi all’anno nello sviluppo del territorio. E lo fanno pensando alla decarbonizzazione e alla crescita sostenibile del Paese, se si guardano le cinque linee strategiche definite dal rapporto ‘Il ruolo delle utilities tra sicurezza energetica, sostenibilità e competitività’: rinnovabili, molecole verdi, reti di distribuzione, efficienza energetica, ed economia circolare.

L’analisi – presentata a Roma da Utilitalia (la Federazione che riunisce le utility del Paese) – racconta di come queste imprese offrano così “un contributo significativo agli obiettivi della transizione ecologica“.

Il pezzo maggiore degli 1,8 miliardi di investimenti riguardano la decarbonizzazione con 830 milioni, c’è poi l’economia circolare con oltre 500 milioni, e la digitalizzazione con 420 milioni. Inoltre, guardando al quadro complessivo dei settori di competenza, “il valore aggiunto distribuito dalle utilities ai diversi stakeholder (che includono lavoratori, azionisti, pubblica amministrazione, finanziatori, comunità locali, oltre a quanto viene reinvestito in azienda) è pari a 12,7 miliardi“. A questi si aggiungono anche altri “33,7 miliardi di spesa verso i fornitori” che per “il 65%” sono rappresentati da “realtà locali”.

“Un approccio integrato – osserva il presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini – permette di coniugare investimenti industriali e innovazione con il valore circolare e sociale del servizio reso, ampliando i benefici energetici, ambientali e sociali disponibili sui territori”.

In particolare sul capitolo ‘rinnovabili‘ le utility – viene spiegato – “possono contribuire in modo significativo agli obiettivi nazionali, soprattutto per il fotovoltaico, l’eolico, l’idroelettrico e il teleriscaldamento“. Sulle molecole verdi sono “fondamentali” gli “investimenti intersettoriali: dalla produzione di biogas e di biometano ai rifiuti organici, e ai fanghi di depurazione“. Dalle utility poi può arrivare “un importante contributo” anche “per la flessibilità e la sicurezza delle reti elettriche, e l’integrazione tra i settori gas e power”. Oltre all’importanza dell’efficienza energetica, le utility si impegnano nella valorizzazione “dell’economia circolare” per esempio con “la riconversione delle infrastrutture esistenti per la cattura e lo stoccaggio del carbonio“, l’attenzione alle materie prime critiche (con la raccolta e la gestione dei Rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche), la produzione di biocarburanti, e la mobilità elettrica.

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