Ecco il nuovo World energy outlook dedicato alla decarbonizzazione. Per Fatih Birol "la transizione è inarrestabile"

Aumento delle rinnovabili e riduzione del petrolio. Una strategia chiara quella scelta dall’Agenzia internazionale per l’energia (Aie) e che emerge dal nuovo World energy outlook 2023. Un Piano che potrebbe già essere un manifesto in vista del prossimo vertice delle Nazioni Unite sul clima, la Cop28 in programma a Dubai da fine novembre.

Decarbonizzazione e transizione

Bisogna puntare sulla decarbonizzazione, l’efficienza, e l’energia pulita – spiega il direttore esecutivo dell’Aie, Fatih Birol – non solo perché “la transizione è inarrestabile” ma anche perché a questo ritmo di consumi ‘fossili’ l’obiettivo ‘principe’ dell’accordo di Parigi, cioè il mantenimento dell’aumento medio di temperatura globale entro gli 1,5 gradi, non sarebbe raggiungibile.
In base al nuovo rapporto “le emissioni globali di CO2, legate all’energia, raggiungeranno il picco nel 2025“. Mentre “i picchi nella domanda globale di carbone, petrolio, e gas naturale sono tutti visibili in questo decennio”. Si tratta di uno scenario in cui “la quota dei combustibili fossili nell’approvvigionamento energetico globale, che per decenni si è attestata intorno all’80%, diminuisce fino a raggiungere il 73% entro il 2030”.

La strategia dell’Aie

L’Aie propone quindi una “una strategia per mettere il mondo in carreggiata entro il 2030”: più rinnovabili, maggior efficienza energetica, meno emissioni, e “ordinato declino” delle fonti fossili. Cinque i “pilastri chiave” del Piano che possono anche costituire “la base per il successo della Cop28“: triplicare la capacità globale di energia rinnovabile; raddoppiare il tasso di miglioramento dell’efficienza energetica; ridurre le emissioni di metano derivanti dalle operazioni con i combustibili fossili del 75%; avanzare meccanismi di finanziamento innovativi su larga scala per investire in energia pulita nelle economie emergenti e in Via di sviluppo; garantire un “ordinato declino dell’uso dei combustibili fossili, compresa la fine delle nuove approvazioni di centrali elettriche a carbone”. Per l’Aie “piegare la curva delle emissioni rimane possibile ma molto difficile. I costi dell’inazione potrebbero essere enormi: nonostante l’impressionante crescita delle energie pulite, le emissioni globali resterebbero sufficientemente alte da far aumentare le temperature medie globali di circa 2,4 gradi in questo secolo”.

Un nuovo sistema energetico al 2030

Eppure, l’Aie racconta come “le rinnovabili stiano ridisegnando il sistema energetico mondiale” tanto che “il mondo dell’energia è destinato a cambiare in modo significativo entro il 2030”. Le rinnovabili “si avvicineranno alla metà del mix energetico globale” entro il decennio, anche se “sono necessarie politiche molto più incisive”. E, per esempio, “il numero di auto elettriche in circolazione nel mondo sarà quasi 10 volte superiore a quello di oggi (nel 2020 un’auto su 25 venduta era elettrica; nel 2023 una su 5), il fotovoltaico genererà più elettricità di quanta ne produca attualmente l’intero sistema elettrico statunitense, gli investimenti in nuovi progetti eolici offshore saranno tre volte superiori a quelli in nuove centrali elettriche a carbone e a gas”. E, già quest’anno si prevede “l’aggiunta di oltre 500 Gigawatt (GW) di capacità di generazione da fonti rinnovabili, un nuovo record”.

Il ruolo della cooperazione

Secondo Birol “la transizione verso l’energia pulita sta avvenendo in tutto il mondo, ed è inarrestabile. Non è una questione di se, ma di quanto presto; e prima arriva, meglio è per tutti noi”. Un quadro in cui “petrolio e gas sono più deboli che mai”, anche guardando alla “volatilità dei mercati energetici”. In questo contesto – continua Birol – “i governi, le aziende e gli investitori devono sostenere la transizione verso l’energia pulita anziché ostacolarla. Ogni Paese deve trovare il proprio percorso ma la cooperazione internazionale è fondamentale”.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata