Così il vicepresidente del Kyoto club parla della situazione scaturita dall'incendio alla discarica di Malagrotta a Roma

La situazione ambientale è “drammatica” per via del “grave inquinamento”. Così il vicepresidente del Kyoto club Francesco Ferrante parla della situazione scaturita dall’incendio alla discarica di Malagrotta a Roma. “Un impatto enorme – spiega Ferrante – tanto che aver deciso la chiusura delle attività scolastiche, ricreative e sportive nel raggio di 6 chilometri dal luogo dell’incendio, significa aver chiuso un’area che vale più di mezza Milano”.
   Il vicepresidente del Kyoto club – che pensa sia un bene che la magistratura faccia le relative indagini per escludere l’atto doloso – è chiaro quando parla della gestione dei rifiuti nella Capitale: “Questa è un’emergenza nell’emergenza. E dimostra che bisogna affrontarla, in modo ragionato, guardando ai problemi: la prima cosa da fare è aumentare la raccolta differenziata”. Tra gli altri elementi messi in evidenza da Ferrante il fatto che l’incendio al Tmb (Trattamento meccanico biologico) ha delle “ripercussioni” sulla raccolta della spazzatura, dal momento che senza “un minimo di trattamento” l’indifferenziata non può uscire fuori regione – dal momento che Roma non ha impianti per le diverse frazioni – e non può quindi esser inviata alle destinazioni finali. La domanda allora è: “Da domani il sindaco dove la mette questa spazzatura?”.
   “E’ un dramma per quelli che abitano lì – dice Ferrante – c’è un problema di impatto enorme. La procura sta facendo le sue indagini per capire se l’atto è stato doloso o meno”, anche perché “dal 2015 a oggi ci sono stati oltre 600 roghi a impianti di riciclaggio e recupero dei rifiuti. E prima di escludere l’atto doloso è bene che la magistratura faccia il suo corso”.
   Per il vicepresidente del Kyoto club quanto accaduto “ha una ripercussione sulla raccolta dei rifiuti: il problema esiste”. La spiegazione è che “oggi non si possono portare fuori regione e nemmeno possono andare in discarica rifiuti indifferenziati che non siano stati trattati in qualche maniera”; cosa succede allora? “Che la spazzatura passa in questi Tmb, e poi le varie frazioni possono partire per le destinazioni finali. Questo perché Roma non ha impianti di trattamento successivi”. E allora “se non funziona il Tmb, il rifiuto indifferenziato non può prendere nemmeno quella strada là, e quindi non possono neanche esser raccolti perché non saprei dove metterlo”.
   Si tratta – ribadisce – di “un’emergenza nell’emergenza. Dimostra che la chiusura del ciclo va affrontata da un altro punto di vista. E che l’emergenza si affronta guardando ai problemi: bisogna aumentare la raccolta differenziata, in modo tale che si riduce quel pezzo di indifferenziata e soprattutto si riesce a sottrare l’oragnico agli impianti di trattamento; se ai Tmb arrivasse una frazione un po’ più pulita sarebbero infatti in grado di distinguere meglio e recuperare un po’ di più”.
   Questo – conclude Ferrante – “significa affrontare l’emergenza in modo più ragionato, e non inseguendo un termovalorizzatore o un’altra discarica chissà dove. Se si fosse detto di fare impianti anaerobici per il recupero della frazione organica, e altri impianti di questo tipo, sarebbe stato più onesto”.

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