Il presidente eletto si prepara ad affrontare la pandemia: "Una delle battaglie più importanti che l'amministrazione dovrà affrontare"

Il presidente eletto degli Usa Joe Biden ha già nominato la task force che dovrà elaborare la risposta alla seconda ondata di Covid-19. Il democratico si è già rimboccato le maniche e, dopo aver annunciato la creazione di un team specializzato, ha proceduto con le nomine. Una mossa che da un lato sottolinea l'urgenza di Biden nell'affrontare la crisi sanitaria, che negli Usa ha ucciso oltre 230mila persone, dall'altra la consapevolezza di essere il vincitore delle elezioni presidenziali e di non dover aspettare il via libera di Donald Trump per mettersi al lavoro.

Il tutto proprio nel giorno in cui l'americana Pfizer ha annunciato l'efficacia al 90% del suo vaccino messo a punto con Biontech. Per Biden il processo deve "essere fondato sulla scienza e completamente trasparente" in modo che "il popolo americano possa avere piena fiducia che qualsiasi vaccino approvato sia sicuro ed efficace". E fa un appello agli americani affinché indossino la mascherina "non importa per chi avete votato, a prescindere dal vostro colore politico, l'obiettivo è salvare vite". E ancora "una mascherina non è una dichiarazione politica ma modo di unificare il Paese".

La nuova task force, composta da 13 membri tra medici e scienziati che hanno prestato servizio in precedenti amministrazioni, è guidata dall'ex chirurgo generale Vivek Murthy, dall'ex commissario per la Food and Drug Administration David Kessler e dall'esperta di sanità pubblica della Yale University, Marcella Nunez-Smith. Tra gli esperti c'è anche Rick Bright, ex capo della Biomedical Advanced Research and Development Authority, demansionato sotto l'amministrazione Trump per aver resistito alle pressioni politiche sull'utilizzo diffuso dell'idrossiclorochina, antimalarico sponsorizzato dal tycoon. "La pandemia di coronavirus è una delle battaglie più importanti che la nostra amministrazione dovrà affrontare", ha sottolineato Biden, in un momento in cui gli Usa registrano in media oltre 100mila contagi al giorno. Il democratico ha poi rimarcato che il lavoro della sua amministrazione sarà basato sulla scienza e sui pareri degli esperti.

Una frecciata poco velata contro il rivale Donald Trump, entrato spesso in polemica con gli scienziati, primo fra tutti l'immunologo Anthony Fauci, che ha minacciato più volte di licenziare. Il presidente eletto ha poi espresso "speranza" per le notizie sull'efficacia del candidato vaccino di Pfizer e Biontech, ma ha avvertito che, al di là del vaccino, sarà necessario per gli americani continuare a rispettare il distanziamento sociale e l'utilizzo delle mascherine. Biden si è impegnato durante la campagna a rendere i test gratuiti e ampiamente disponibili, ad assumere migliaia di operatori sanitari per migliorare il tracciamento dei contatti e a istruire i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie per fornire linee guida chiare. Ma gran parte di ciò che il dem ha proposto richiederà un'azione del Congresso e al Senato non è ancora chiaro se la maggioranza andrà a repubblicani o democratici.Ma quello del Covid-19 non è l'unico dossier aperto sul tavolo del neo-eletto.

Intanto Biden dovrà occuparsi di formare la nuova squadra di governo che, secondo le anticipazioni trapelate dai media statunitensi, potrebbe includere membri del Grand Old Party come Meg Whitman, ceo di Quibi ed ex ceo di eBay (con un passato da candidata repubblicana a governatrice della California), e l'ex governatore dell'Ohio, John Kasich, già avvistati alla Convention democratica di agosto. Oltre che ad alcuni dei suoi ex rivali alle primarie democratiche come Elizabeth Warren e Bernie Sanders, amato dalla sinistra più radicale. Un compito non facile quello di tenere insieme personalità politiche con idee tanto differenti. Nel frattempo Biden sta lavorando anche per abolire gli ordini esecutivi varati da Trump (che non richiedono l'intervento del Congresso) per riportare gli Usa all'interno degli accordi sul clima di Parigi e dell'Organizzazione mondiale della Sanità e per porre fine al divieto di viaggio ai cittadini di 7 Paesi a maggioranza musulmana. 

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