Si stringe ulteriormente la morsa dell’esercito israeliano su Gaza. L’Idf ha dichiarato Gaza City “una zona di combattimento pericolosa”, annunciando la sospensione delle cosiddette pause tattiche introdotte per consentire la consegna di aiuti umanitari. La città era stata inclusa il mese scorso tra le aree in cui Israele aveva interrotto i combattimenti tra le 10 e le 20 per permettere l’ingresso di cibo e beni di prima necessità. L’esercito ha aggiunto che “continua a sostenere gli sforzi umanitari mentre conduce operazioni per proteggere Israele”. Operazioni che, promette l’Idf, si intensificheranno.
Anche oggi decine di palestinesi sono morti nella Striscia a causa di raid israeliani. Nel frattempo, le forze armate israeliane hanno anche recuperato i corpi senza vita di due ostaggi. Delle 251 persone catturate dai militanti guidati da Hamas il 7 ottobre 2023, circa 50 rimangono a Gaza, di questi 20 Israele ritiene che siano ancora vivi.
L’ufficio del presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas esprime il proprio “profondo rammarico e stupore” per la decisione degli Stati Uniti di negare i visti ai funzionari palestinesi che intendevano partecipare alla prossima Assemblea generale delle Nazioni Unite. Lo riporta Times of Israel. Secondo l’ufficio di Abbas, la decisione “è in chiara contraddizione con il diritto internazionale e con l’Accordo sulla sede delle Nazioni Unite, in particolare considerando che lo Stato di Palestina è membro osservatore delle Nazioni Unite”. L’ufficio ha invitato quindi gli Stati Uniti a rivedere e revocare la misura, “ribadendo il pieno impegno della Palestina al diritto internazionale, alle risoluzioni delle Nazioni Unite e agli obblighi verso la pace, come espresso nelle lettere del presidente Mahmoud Abbas ai leader mondiali, incluso il presidente degli Stati Uniti Donald Trump”.
Riguardo la proposta della Commissione sulla sospensione dei fondi Horizon a Israele “andremo al dibattito. Noi preferiamo intervenire piuttosto sulle sanzioni. Ne stiamo parlando con i nostri interlocutori, in modo particolare con la Germania. Credo che ci sarà una posizione comune, Italia e Germania, su questo argomento. Ma, ripeto, secondo me bisogna incidere attraverso le sanzioni in modo particolare ai coloni più violenti”. Lo ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani a Copenaghen.
Il piano di Israele di occupare la Striscia di Gaza ” sarà devastante per la sua leadership politica e militare. E l’esercito nemico pagherà il prezzo con il sangue dei suoi soldati”. Lo ha dichiarato Abu Obeida, portavoce delle Brigate Qassam, in un post condiviso da Hamas su Telegram. Lo riporta Al Jazeera. Il portavoce ha anche avvertito che, sebbene Hamas preserverà la vita dei prigionieri israeliani “al meglio delle sue possibilità”, questi ultimi corrono gli stessi rischi dei combattenti del gruppo palestinese a Gaza. Abu Obeida ha poi affermato che l’esercito e il governo israeliani “si assumeranno la piena responsabilità” per eventuali morti tra i prigionieri.
Le Forze di difesa israeliane hanno annunciato di aver eliminato il più alto ufficiale dell’Isis nella Striscia di Gaza, Muhammad Abd al-Aziz Abu Zubaida, in un attacco condotto la scorsa settimana nella zona di Al-Bureij, nella parte centrale di Gaza. Secondo l’Idf, il raid è stato condotto utilizzando mezzi aerei sotto la direzione del Comando meridionale e la guida della Direzione dell’intelligence militare. Abu Zubaida, ha spiegato l’esercito, è stato a capo del distretto palestinese dell’Isis ed era responsabile della politica, della pianificazione e dell’attuazione delle operazioni del gruppo in Cisgiordania, nella Striscia di Gaza e nella penisola del Sinai.
“La scorsa notte, basandoci su informazioni di intelligence precise, le nostre forze hanno agito per recuperare i corpi degli ostaggi assassinati da Hamas. Si tratta di uno sforzo continuo e di principio che continueremo a perseguire. Non ci fermeremo né resteremo in silenzio finché tutti i nostri ostaggi non saranno restituiti con ogni mezzo possibile”. Lo ha dichiarato il capo di Stato Maggiore delle Forze di Difesa Israeliane, Eyal Zamir, illustrando le operazioni in corso dell’esercito in tutto il Medioriente.
L’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu ha attaccato la direttrice esecutiva del Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite, Cindy McCain, per quelle che definisce affermazioni “contraddittorie” rispetto a quanto detto durante il loro colloquio a Gerusalemme. “La signora McCain ha concordato sul fatto che gli aiuti razziati da Hamas non raggiungono la loro destinazione umanitaria e che Hamas se ne appropria vendendoli a prezzi esorbitanti”, ha affermato in una nota l’ufficio, citato da Times of Israel. “McCain ha detto che durante la sua recente visita a Gaza ha osservato un miglioramento significativo: il cibo era disponibile, i prezzi erano calati e i mercati avevano beni sufficienti a prezzi ragionevoli”, ha proseguito l’ufficio di Netanyahu. “È deplorevole che, dall’incontro, la signora McCain abbia rilasciato dichiarazioni che contraddicono quanto detto a Gerusalemme durante quell’incontro”. L’ufficio del premier non ha specificato a quali presunte dichiarazioni contraddittorie di McCain si riferisse. “Invece di accusare falsamente Israele, il Programma Alimentare Mondiale dovrebbe cooperare pienamente con la Gaza Humanitarian Foundation, che opera con successo fornendo cibo a Gaza”, ha aggiunto l’ufficio di Netanyahu. “Le uniche persone deliberate a essere affamate a Gaza sono i nostri ostaggi detenuti da Hamas”.
Il dipartimento di Stato americano ha annunciato che il segretario di Stato Marco Rubio sta negando e revocando i visti ai membri dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp) e dell’Autorità Palestinese (Anp) in vista dell’imminente Assemblea Generale delle Nazioni Unite. “L’Amministrazione Trump è stata chiara: è nel nostro interesse per la sicurezza nazionale ritenere l’Olp e l’Anp responsabili del mancato rispetto dei loro impegni e del minare le prospettive di pace”, si legge in una nota.
La Chiesa della Sacra Famiglia di Gaza City ha riferito oggi ad Associated Press che le circa 440 persone che hanno trovato rifugio al suo interno vi rimarranno, insieme ai religiosi che le assisteranno. Farid Jubran, portavoce del Patriarcato Latino di Gerusalemme, ha riferito che la chiesa ha lasciato la decisione alle persone, anche se avevano poche possibilità di proteggersi dai combattimenti. La dichiarazione è giunta dopo che l’esercito israeliano (Idf) ha annunciato che intensificherà l’attacco su Gaza City. “Quando sentiamo il pericolo, le persone si avvicinano alle pareti o a qualsiasi altra cosa che offra maggiore protezione”, ha detto Jubran, sottolineando che la chiesa dispone di poche difese specifiche. L’agenzia umanitaria delle Nazioni Unite ha dichiarato che anche il suo personale e le ong rimarranno sul posto
Il bilancio delle vittime dall’inizio della guerra a Gaza ha superato i 63mila morti. Lo ha riferito il ministero della Sanità della Striscia nel suo ultimo aggiornamento quotidiano, spiegando che nelle ultime 24 ore sono state uccise in attacchi israeliani 59 persone, fra cui 23 che erano in cerca di aiuti umanitari, il che porta a 63.025 il bilancio complessivo dei morti dall’inizio del conflitto. I feriti sono complessivamente 159.490. Il conteggio non distingue fra combattenti e civili. Il ministero fa parte del governo guidato da Hamas ed è composto da professionisti del settore medico. Onu ed esperti indipendenti lo considerano la fonte più affidabile sulle vittime della guerra. Israele contesta queste cifre, ma non ha fornito le proprie.
È pronta a salpare la Global Sumud Flotilla, il più grande tentativo per rompere l’assedio a Gaza via mare. Le prime barche partiranno dai porti di Barcellona e Genova domenica 31 agosto. Secondo quanto riferisce a LaPresse l’attivista palestinese Saif Abukeshek, membro del comitato di coordinamento della Global Sumud Flotilla, dalla città catalana partiranno oltre 20 imbarcazioni. Il 4 settembre altre barche salperanno dai porti della Tunisia, della Grecia e della Sicilia. Maria Elena Delia, portavoce della delegazione italiana del Global Movement to Gaza, spiega a LaPresse che complessivamente anche dall’Italia partiranno una ventina di imbarcazioni. Ancora non è stato reso noto l’elenco preciso dei porti da cui salperanno per motivi di sicurezza. Le navi si riuniranno e veleggeranno tutte insieme verso Gaza in acque internazionali. L’obiettivo di questa iniziativa della società civile, come spiegano gli organizzatori, è quello di “rompere l’assedio illegale di Gaza via mare, aprire un corridoio umanitario e porre fine al genocidio in corso del popolo palestinese”. Alla missione hanno aderito delegazioni provenienti da 44 Paesi. Tra i volti noti che si imbarcheranno alla volta di Gaza ci sono l’attivista svedese Greta Thunberg, che già aveva preso parte alla spedizione della nave umanitaria Madleen della Freedom Flotilla Coalition ed era stata poi arrestata dalle autorità israeliane, l’ex sindaca di Barcellona Ada Colau, l’attivista brasiliano Thiago Avila, anche lui arrestato da Israele nella precedente spedizione, e l’attivista palestinese Saif Abukeshek.
L’agenzia umanitaria delle Nazioni Unite ha dichiarato di essere “profondamente preoccupata” per la dichiarazione dell’esercito israeliano (Idf) che intensificherà le operazioni a Gaza City, prevedendo che l’offensiva avrà un “impatto terrificante su persone già esauste, malnutrite, in lutto, sfollate e private dei beni di prima necessità per la sopravvivenza”. L’ufficio Onu ha aggiunto che le squadre delle Nazioni Unite e delle ong rimarranno sul campo a Gaza City per fornire assistenza salvavita, ma ha ribadito che il proprio lavoro dovrà essere facilitato.
L’attacco su Gaza City si intensificherà. Lo ha annunciato un portavoce dell’esercito israeliano (Idf), Avichay Adraee. Le forze armate israeliane hanno avviato l’attacco su Gaza City operando “con grande forza” nella periferia della città e l’operazione militare è nella sua fase iniziale, ma l’esercito israeliano “intensificherà i propri attacchi” e “non esiterà” fino a quando tutti gli ostaggi israeliani non saranno stati liberati e Hamas non sarà stato smantellato “militarmente e politicamente”, ha dichiarato Adraee, portavoce dell’Idf in lingua araba. Israele “non sta aspettando” e sta portando avanti il suo attacco contro Hamas, che si è “trasformato da organizzazione militare in un’organizzazione sconfitta che conduce una guerriglia”, ha aggiunto.
Reazione furiosa di Israele alla decisione del governo britannico di non invitare nessun rappresentante del governo di Tel Aviv a partecipare alla fiera Defence & Security Equipment International (Dsei), che si terrà a Londra dal 9 al 12 settembre. Rispondendo all’annuncio dell’esecutivo britannico, il ministero della Difesa israeliano ha fatto sapere che non allestirà alla fiera un padiglione nazionale. “Queste restrizioni costituiscono un atto deliberato e deplorevole di discriminazione nei confronti dei rappresentanti di Israele”, afferma in una nota il ministero della Difesa di Tel Aviv, denunciando che la decisione “favorisce gli estremisti, conferisce legittimità al terrorismo ed è motivata da considerazioni politiche che esulano dal quadro professionale e consuetudinario delle fiere internazionali della difesa”. “Di conseguenza, il ministero della Difesa israeliano si ritirerà dalla fiera e non allestirà un padiglione nazionale. Le industrie israeliane che sceglieranno di partecipare riceveranno tuttavia il pieno sostegno del ministero”, ha comunicato Tel Aviv. L’industria israeliana potrà partecipare alla fiera ma le autorità israeliane non saranno invitate. La decisione britannica è giunta mentre il governo di Keir Starmer si prepara a riconoscere lo Stato palestinese.
Il governo del Regno Unito non inviterà rappresentanti del governo israeliano a partecipare alla fiera Defence & Security Equipment International (Dsei), che si terrà a Londra dal 9 al 12 settembre. Lo ha annunciato un portavoce del governo di Londra. L’industria israeliana potrà partecipare alla fiera, comprese le filiali britanniche delle aziende israeliane – sottolinea il Guardian – ma le autorità israeliane non saranno invitate al principale evento sulla difesa nel Paese. “La decisione del governo israeliano di intensificare ulteriormente la sua operazione militare a Gaza è sbagliata. Di conseguenza, possiamo confermare che nessuna delegazione del governo israeliano sarà invitata a partecipare al Dsei Uk 2025”, ha detto il portavoce del governo britannico. “Deve esserci una soluzione diplomatica per porre fine a questa guerra ora, con un cessate il fuoco immediato, il ritorno degli ostaggi e un aumento degli aiuti umanitari alla popolazione di Gaza”, ha aggiunto. La decisione della Gran Bretagna riecheggia una controversia verificatasi 3 mesi fa al salone aeronautico di Parigi, quando la Francia bloccò con pannelli neri gli stand delle aziende israeliane del settore della difesa dopo che queste si erano rifiutate di rimuovere le armi d’attacco dall’esposizione, suscitando una risposta furiosa da parte di Israele. Il Dsei è organizzato da una società privata, Clarion Defence & Security, con il sostegno del governo britannico e delle forze armate.

“Dobbiamo denunciare la nefandezza di una propaganda che, sfruttando ingenuità e visceralità, ottenebra un discernimento sano e banalizza il senso profondo della nostra stessa umanità, inducendo a schierarsi l’uno contro l’altro, ma mai a favore del bene, fomentando alternativamente antisemitismo e islamofobia o rianimando le inveterate avversioni al cristianesimo cattolico e alle religioni in generale, anziché collaborare insieme per una vera pace”. Lo si legge nell’appello interreligioso indirizzato alle istituzioni italiane da Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei), Yassine Lafram, presidente dell’Unione delle comunità islamiche d’Italia (Ucoii), Abu Bakr Moretta, presidente della Comunità religiosa islamica italiana (Coreis), Naim Nasrollah, presidente della Moschea di Roma, Yahya Pallavicini, imam della Comunità religiosa islamica italiana (Coreis), e dal cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei).”Condividere originalità, curiosità per i significati dei nostri testi sacri, con studio e conoscenza, e difendere da ogni abuso e distorta interpretazione, che allontanano verso derive dell’odio, pregiudizio e violenza altrui – si legge nell’appello -. L’odio e la violenza non hanno mai alcuna legittimità, portano solo alla diffusione della crudeltà di chi cura ambiguamente interessi paralleli volgarizzando e corrompendo le interpretazioni e la natura autentica dei testi sacri per benedire l’uso delle armi e organizzare la morte dell’altro. Nessuna sicurezza sarà mai costruita sull’odio. La giustizia per il popolo palestinese, come la sicurezza per il popolo israeliano, passano solo per il riconoscimento reciproco, il rispetto dei diritti fondamentali e la volontà di parlarsi. Il dovere di lavorare per una responsabile convivenza ci richiama come religiosi alla necessità di promuovere coesione sociale sulla base di valori condivisi, a fronte della grande costernazione che ci suscita il dolore degli altri. Bisogna ripartire dalla testimonianza della sacralità della vita e dalla santità della terra come doni di Dio che nessuno possiede in esclusiva a discapito dell’altro. Questo patrimonio va custodito insieme come occasione per riconoscere la dinamica della scienza sacra, la fratellanza autentica e la vera pace nella vittoria dello spirito sulla tragica ostinazione al male”.
Israele ha annunciato che le sue forze armate hanno recuperato i corpi di 2 ostaggi, di cui uno è stato identificato come Ilan Weiss, un uomo israeliano ucciso nel kibbutz Be’eri durante l’attacco del 7 ottobre 2023, e l’altro non è stato identificato. L’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu ha riferito che i corpi sono stati riportati in Israele. Dei 251 ostaggi catturati dai militanti guidati da Hamas quasi 22 mesi fa, circa 50 rimangono a Gaza, di cui 20 che Israele ritiene siano ancora vivi.

È salito ad almeno 41 morti a Gaza il bilancio degli attacchi israeliani che hanno colpito la Striscia dall’alba. Lo riporta Al-Jazeera citando fonti ospedaliere.
L’esercito israeliano (Idf) ha dichiarato Gaza City “una zona di combattimento pericolosa”, annunciando che nella zona sospenderà le cosiddette pause tattiche che erano state introdotte per consentire la consegna di aiuti umanitari. Gaza City è fra i luoghi in cui Israele il mese scorso aveva annunciato la sospensione dei combattimenti fra le 10 e le 20 per consentire l’ingresso di cibo e aiuti umanitari. Le ‘pause tattiche’ sono state applicate a Gaza City, Deir al-Balah e Muwasi, tre luoghi in cui centinaia di migliaia di sfollati hanno trovato rifugio. Il cambiamento di rotta arriva mentre Israele si prepara ad ampliare la sua offensiva, mobilitando decine di migliaia di soldati per prendere il controllo di Gaza City. L’esercito israeliano non ha specificato se abbia informato i residenti o le organizzazioni umanitarie della ripresa delle ostilità durante il giorno. “In conformità con la valutazione della situazione e le direttive dell’establishment politico, a partire dalle ore 10:00 di oggi la tregua tattica locale nelle attività militari non si applicherà all’area di Gaza City, che costituisce una zona di combattimento pericolosa”, recita il post pubblicato su X dall’Idf. L’esercito “continua a sostenere gli sforzi umanitari mentre conduce operazioni per proteggere Israele”, dichiara ancora l’esercito. In passato Israele ha affermato che Gaza City è una roccaforte di Hamas, con una rete di tunnel che continua a essere utilizzata dai militanti dopo diverse incursioni su larga scala. La città ospita anche alcune delle infrastrutture critiche e delle strutture sanitarie della Striscia. Giovedì le Nazioni Unite hanno affermato che la striscia sotto assedio potrebbe perdere metà della sua capacità ospedaliera se Israele realizzasse l’offensiva di Gaza City come pianificato.
È salito ad almeno 30 morti a Gaza il bilancio degli attacchi israeliani che hanno colpito la Striscia dall’alba. Lo riporta Al-Jazeera citando fonti mediche. L’emittente precisa che 2 delle vittime sono state registrate nel quartiere Zeitoun di Gaza City, nel sudovest della città, e che a Khan Younis nell’attacco israeliano è morto un bambino. Già precedentemente Al-Jazeera aveva riferito che 5 delle persone uccise sono morte in un attacco con droni israeliani condotto contro tende che ospitavano sfollati nella zona di al-Mawasi, nel sud della Striscia, a ovest di Khan Younis, definita da Israele ‘zona sicura’ ma regolarmente colpita da attacchi dell’esercito.
È di almeno 21 morti a Gaza il bilancio degli attacchi israeliani che hanno colpito la Striscia dall’alba. Lo riporta Al-Jazeera citando fonti mediche, precisando 5 delle persone uccise sono morte in un attacco con droni israeliani condotto contro tende che ospitavano sfollati nella zona di al-Mawasi, nel sud della Striscia, a ovest di Khan Younis, definita da Israele ‘zona sicura’ ma regolarmente colpita da attacchi dell’esercito.
Ahmed Ghaleb Al-Rahwi, primo ministro del governo Houthi, è stato ucciso ieri in un attacco israeliano a Sana’a, in Yemen. Lo hanno riferito alcune fonti al quotidiano yemenita ‘Aden Al-Rad’, secondo quanto riporta Ynet. Il raid ha preso di mira un’abitazione in una zona residenziale dove presumibilmente Al-Rahwi alloggiava insieme ad altri funzionari.