Israele verso occupazione Gaza City, cosa sappiamo oggi del piano: dove andranno gli abitanti, la carestia

Israele verso occupazione Gaza City, cosa sappiamo oggi del piano: dove andranno gli abitanti, la carestia
Parenti e sostenitori degli ostaggi israeliani detenuti nella Striscia di Gaza protestano a Tel Aviv

Israele ha annunciato che intende conquistare Gaza City, la più grande area urbana della Striscia, già gravemente devastata dai ripetuti raid. Un’altra importante operazione di terra, in una delle poche zone di Gaza non ancora soggetta a ordini di evacuazione, provocherebbe probabilmente ulteriori sfollamenti di massa e comprometterebbe ulteriormente gli sforzi per fornire cibo, di cui c’è disperato bisogno nel territorio, dove gli esperti hanno avvertito che si sta diffondendo la carestia.

Israele ha ricevuto sempre più richieste da parte dei suoi alleati più stretti per porre fine alla guerra, e il piano incontra l’opposizione all’interno di Israele da parte delle famiglie dei circa 20 ostaggi ancora in vita nelle mani di Hamas e dei membri dell’establishment della sicurezza, secondo i quali non c’è molto da guadagnare sul piano militare.

Il premier Benjamin Netanyahu ritiene che sia necessaria una maggiore pressione militare per raggiungere gli obiettivi di Israele, ovvero il ritorno degli ostaggi e la distruzione di Hamas.

L’offensiva israeliana a Gaza

Israele ha ripetutamente bombardato Gaza City e lanciato importanti operazioni di terra nelle settimane successive all’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. Diversi quartieri e infrastrutture chiave sono stati quasi completamente distrutti. Alla vigilia della guerra era la città più popolosa di Gaza, con circa 700.000 abitanti, pari alla popolazione di Washington, D.C. Centinaia di migliaia di persone sono fuggite in seguito agli ordini di evacuazione israeliani all’inizio della guerra, ma molte sono tornate durante il cessate il fuoco all’inizio di quest’anno. Israele controlla già e ha in gran parte distrutto circa il 75% di Gaza, con la maggior parte dei circa 2 milioni di palestinesi che ora si rifugiano a Gaza City, nella città centrale di Deir al-Balah e nei vasti campi profughi nella zona di Mawasi lungo la costa.

L’offensiva israeliana ha già causato la morte di oltre 61.000 palestinesi, secondo il ministero della Salute di Gaza, che non fa differenze tra combattenti e civili. Il ministero fa parte del governo guidato da Hamas ed è composto da professionisti del settore medico. L’Onu e gli esperti indipendenti considerano queste cifre le stime più affidabili delle vittime di guerra. Israele le contesta, ma non ha fornito le proprie.

Il ruolo di Hamas

I militanti guidati da Hamas hanno ucciso circa 1.200 persone, per lo più civili, nell’attacco del 7 ottobre e hanno rapito 251 ostaggi. La maggior parte di loro è stata rilasciata in seguito a cessate il fuoco o altri accordi. Cinquanta rimangono all’interno del territorio, circa 20 dei quali sono ritenuti vivi da Israele. I militanti palestinesi hanno diffuso nei giorni scorsi dei video che mostrano ostaggi emaciati, affermando che stanno soffrendo la stessa fame della popolazione palestinese. Si ritiene che Hamas tenga gli ostaggi in tunnel e altri luoghi segreti. Il gruppo ha lasciato intendere che li ucciderà se le forze israeliane si avvicineranno.

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L’opposizione al piano di Israele

Anche ex funzionari della sicurezza di Israele si sono espressi contro ulteriori operazioni militari, affermando che ‘c’è poco da guadagnare’ dopo che Hamas è stato decimato militarmente. Secondo quanto riferito, il capo di stato maggiore dell’esercito israeliano, il tenente generale Eyal Zamir, avrebbe sostenuto durante una riunione del gabinetto di sicurezza che un piano più radicale per riconquistare tutta Gaza metterebbe in pericolo gli ostaggi e aggiungerebbe ulteriore pressione all’esercito dopo due anni di guerre regionali.

Nelle ultime settimane Israele è stato sottoposto a crescenti pressioni internazionali. Le immagini di bambini affamati hanno messo in luce il peggioramento della crisi alimentare. Il mese scorso, ventotto nazioni occidentali, tra cui alcuni dei suoi più stretti alleati, hanno chiesto la fine della guerra. Persino il presidente Usa Donald Trump, il più forte sostenitore che Israele abbia mai avuto alla Casa Bianca, ha espresso preoccupazione per la crisi alimentare. Ha affermato di voler porre fine alla guerra e far ritornare tutti gli ostaggi, ma ha detto anche che spetta a Israele decidere le prossime mosse.

Lo Stato ebraico ha respinto le critiche, affermando di aver fatto tutto il possibile per limitare i danni ai civili e incolpando Hamas per la loro morte. Netanyahu ha negato che a Gaza ci sia carestia, nonostante le testimonianze oculari, i dati raccolti dagli esperti e i gravi avvertimenti dei funzionari delle Nazioni Unite e delle principali organizzazioni umanitarie internazionali che operano nella zona. Netanyahu ha affermato che è necessaria una maggiore pressione militare per convincere Hamas ad accettare il rilascio degli ostaggi e la resa. Ma Hamas ha già resistito a una delle campagne militari più sanguinose e distruttive dalla seconda guerra mondiale. Il gruppo militante afferma che rilascerà gli ostaggi rimanenti solo in cambio di un cessate il fuoco duraturo e del ritiro israeliano.

Le parole di Netanyahu

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