Columbia University ha annunciato di aver raggiunto un accordo con l’amministrazione Trump per pagare oltre 220 milioni di dollari al governo federale al fine di ripristinare i finanziamenti alla ricerca che erano stati cancellati con la motivazione di contrastare l’antisemitismo nel campus.
Secondo quanto riferito dall’università, l’ateneo della Ivy League verserà 200 milioni di dollari al governo federale nell’arco di tre anni come parte dell’accordo.
Inoltre, la Columbia University pagherà 21 milioni di dollari per risolvere indagini avviate dalla Commissione federale per le pari opportunità di lavoro. “Questo accordo rappresenta un passo importante in avanti dopo un periodo di costante attenzione da parte delle autorità federali e di incertezza istituzionale”, ha dichiarato la presidente ad interim dell’università, Claire Shipman.
Lo scontro tra le Università della Ivy League e l’amministrazione Trump
La Columbia University a marzo aveva espulso o sospeso alcuni studenti che avevano occupato un edificio del campus durante le proteste pro-palestinesi della scorsa primavera e di aver revocato temporaneamente i diplomi di alcuni studenti che nel frattempo si sono laureati. Proprio queste proteste alla Columbia erano state la ‘miccia’ che aveva acceso lo scontro tra le università della Ivy League e l’amministrazione Trump. Uno scontro che si è allargato anche ad Harvard e ad altre Università.

A maggio l’Amministrazione Trump ha bloccato la possibilità dell’Università di Harvard di iscrivere studenti internazionali, prendendo di mira una fonte di finanziamento cruciale per il college più antico e ricco del Paese. La controversia è andata avanti anche a livello legale, tra ricorsi e controricorsi dell’Università e dell’amministrazione, e non è ancora finita.
Il governo federale degli Stati Uniti ha annunciato nell’aprile 2025 di aver congelato più di 2,2 miliardi di dollari in sovvenzioni e 60 milioni di dollari in contratti all’Università di Harvard, dopo che l’istituto ha respinto le richieste dell’amministrazione Trump che chiedeva ampie riforme del governo e della leadership dell’università, nonché modifiche alle sue politiche di ammissione.
La nuova indagine su Harvard
Proprio ieri, 23 luglio 2025, l’amministrazione Trump ha aperto una nuova indagine sulla conformità dell’Università di Harvard a un programma governativo di visti per studenti e professori internazionali. Lo riporta il New York Times. Si tratta dell’ennesimo attacco che prende di mira l’ateneo d’élite con la terza azione aggressiva da quando le due parti hanno ripreso i negoziati per porre fine alla loro accesa disputa. L’indagine riguarda la partecipazione dell’università all’Exchange Visitor Program, un programma ideato per promuovere scambi culturali ed educativi attraverso il rilascio di visti per diverse categorie di candidati, tra cui studenti, professori, ricercatori, tirocinanti e ragazze alla pari.
La nota del Dipartimento di Stato
In una nota, il dipartimento di Stato afferma che “tutti gli sponsor che partecipano a questo programma sono tenuti a rispettare pienamente le normative relative agli studenti di scambio, a garantire la trasparenza nella rendicontazione e a dimostrare impegno nel promuovere i principi di scambio culturale e comprensione reciproca su cui si fonda il programma”.
Inoltre, “per mantenere il privilegio di sponsorizzare studenti di scambio, gli sponsor devono rispettare tutte le normative, incluso lo svolgimento dei loro programmi in modo da non compromettere gli obiettivi di politica estera o gli interessi di sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Il popolo americano ha il diritto di aspettarsi che le proprie università rispettino la sicurezza nazionale, rispettino la legge e offrano ambienti sicuri per tutti gli studenti. L’indagine garantirà che i programmi del dipartimento di Stato non siano contrari agli interessi della nostra nazione”, conclude la nota.