Attacco con missili balistici e droni. Ieri lo scambio di prigionieri

Attacco russo nella notte su Kiev e Odessa. La capitale ucraina è stata colpita con missili balistici e droni a partire da mezzanotte, nel distretto di Obolon e in altri quartieri della città. È salito a 3 morti e 13 feriti in Ucraina il bilancio delle vittme, secondo le autorità locali. il sindaco di Kiev Vitali Klitschko che su Telegram ha invitato la popolazione a restare nei rifugi. Nel distretto di Solomyanskyi è scoppiato un incendio in un edificio a più piani. A Odessa l’attacco con droni ha causato un morto e quattro feriti, oltre a danni a un ospedale neonatale e a diverse infrastrutture civili, riporta The Kyiv Indipendent.

 

Zelensky chiede azioni concrete di Usa e Ue

Il presidente ucraino ha chiesto che “la risposta” agli attacchi russi “non sia il silenzio del mondo, ma un’azione concreta” e ha chiamato in causa gli Usa, dicendo che hanno “il potere di costringere la Russia alla pace”, e “l’Europa“, dicendo che “non ha altra alternativa a essere forte”. Zelensky, in un post pubblicato su X dopo il nuovo round di raid russi della notte sull’Ucraina, che ha definito “uno dei più grandi attacchi contro Kiev”, che ha colpito “anche Odessa, la regione di Dnipro e quella di Chernihiv”, ha chiesto “un’azione da parte di tutti coloro che in tutto il mondo hanno chiesto la diplomazia e la fine della guerra e che la Russia ha ignorato”. “È necessario esercitare una forte pressione per il bene della pace”, ha ribadito. 

“I missili russi e gli attacchi Shahed soffocano gli sforzi degli Stati Uniti e di altri Paesi in tutto il mondo per costringere la Russia alla pace. Per l’ennesima notte, invece di un cessate il fuoco, ci sono stati attacchi massicci con droni Shahed, missili da crociera e balistici”, ha scritto Zelensky, riferendo che “in totale la Russia ha utilizzato 315 droni nell’attacco, di cui 250 Shahed, e 7 missili, 2 dei quali balistici di fabbricazione nordcoreana”.

“Sono stati danneggiati edifici residenziali e infrastrutture urbane. A Odessa, persino un ospedale maternità è diventato un obiettivo russo. Tredici persone sono rimaste ferite. Purtroppo ci sono anche delle vittime”, ha proseguito il presidente dell’Ucraina, che ha poi avanzato la sua richiesta: “È fondamentale che la risposta a questo e ad altri attacchi simili da parte della Russia non sia il silenzio del mondo, ma un’azione concreta”.

“Un’azione da parte dell’America, che ha il potere di costringere la Russia alla pace. Un’azione da parte dell’Europa, che non ha altra alternativa che essere forte. Un’azione da parte di tutti coloro che in tutto il mondo hanno chiesto la diplomazia e la fine della guerra e che la Russia ha ignorato. È necessario esercitare una forte pressione per il bene della pace”. 

Lo scambio di prigionieri tra Ucraina e Russia

Intanto lunedì c’è stata la prima fase di scambio di prigionieri tra Russia e Ucraina, decisa durante il secondo round di colloqui a Istanbul il 2 giugno. “La nostra gente è a casa. Gli ucraini stanno tornando a casa dopo la prigionia in Russia. Oggi è iniziato uno scambio che proseguirà in più fasi nei prossimi giorni”, ha scritto in un post su X Volodymyr Zelensky, spiegando che “fra le persone che stiamo riportando a casa ci sono i feriti, i feriti gravi e i giovani sotto i 25 anni“. “Il processo è piuttosto complesso, con molti dettagli delicati, e i negoziati continuano praticamente ogni giorno”, ha precisato. 

“Oggi è iniziata la prima fase dello scambio di prigionieri concordato a Istanbul. Seguiranno altre fasi, almeno, questo è ciò di cui si è discusso con la parte russa. Ringrazio tutti coloro che stanno rendendo possibile questo processo”, ha aggiunto sui social il presidente ucraino. “Ho anche tenuto una riunione sull’agenda internazionale di giugno: nessun incontro deve essere fine a sé stesso”, ha spiegato.

“Se non ci avvicina alla fine della guerra attraverso la diplomazia, allora deve contribuire a rafforzare la nostra difesa, le nostre operazioni attive o ad aumentare la pressione sulla Russia”. “Ringrazio i nostri guerrieri per la loro tenacia. I combattimenti più intensi continuano nella direzione di Pokrovsk, nelle aree dell’operazione di Kursk e lungo il confine nella regione di Sumy. Le tattiche russe restano ovunque le stesse: ignorare le perdite e tentare di avanzare. Ma questo potenziale non è infinito. Un certo livello di perdite, e le nostre azioni, devono, e in effetti riescono, a ostacolare il loro avanzamento”.

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