IL 28enne Ahoura: "Basta appeasement dell'Occidente, l'Italia ci sostenga"
“La dittatura religiosa che governa l’Iran è la fonte del terrorismo e della guerra nella regione. Non interromperà il programma per la costruzione della bomba nucleare, né il suo interventismo bellico in Medioriente, perché perderebbe l’egemonia e le garanzie per la propria sopravvivenza, crollando di conseguenza”. Così a LaPresse Ahoura, 28 anni, dalla provincia del Khuzestan, membro di un’unità di Resistenza iraniana e sostenitore dell’Organizzazione dei mojahedin del popolo iraniano (PMOI/MEK).
“Programma nucleare portato avanti di nascosto”
“Come ha affermato la signora Maryam Rajavi, presidente eletta del Consiglio nazionale della Resistenza iraniana, per quanto riguarda i colloqui nucleari in corso, il regime sta solo cercando di guadagnare tempo – afferma ancora -, cerca di evitare l’attivazione del meccanismo di ‘snapback’ e vuole rallentare la crescente insoddisfazione popolare allentando le sanzioni”. Secondo Ahoura, “anche sotto pressione, il regime continua di nascosto a portare avanti il programma nucleare” e, allo stesso modo, “non smetterà mai con le esecuzioni, la tortura e l’oppressione delle donne in Iran”. “L’unica vera soluzione è il rovesciamento del regime da parte del popolo iraniano e della Resistenza iraniana”.
L’appello all’Occidente
Quanto all’atteggiamento dell’Occidente: “Da decenni il popolo iraniano assiste con dolore e incredulità a una politica occidentale di appeasement nei confronti di un regime che è la principale fonte di instabilità regionale, guerra e terrorismo globale”. “Ci aspettiamo che la comunità internazionale, e in particolare il governo italiano, stia dalla parte del popolo e della Resistenza iraniana. È ora di porre fine alla politica di appeasement e riconoscere il diritto del popolo iraniano e della resistenza a difendersi contro una delle repressioni più brutali della storia contemporanea”, afferma Ahoura. “Il primo passo è subordinare qualsiasi relazione politica e commerciale con il regime alla cessazione delle esecuzioni, in particolare per i prigionieri politici come Mehdi Hassani e Behrouz Ehsani, attualmente a rischio di esecuzione – spiega – un’altra misura, nell’interesse dell’Italia, dell’Europa e dell’Occidente, è l’attivazione del meccanismo di snapback per impedire al regime di ottenere la bomba nucleare, prima che sia troppo tardi”.
Il presidente Pezeshkian
Ahoura infine smentisce che il presidente Pezeshkian sia più moderato rispetto ai suoi predecessori. “Nei soli primi 10 mesi del mandato del presidente Pezeshkian in Iran oltre 1.230 prigionieri sono stati giustiziati. L’esecuzione è uno strumento politico per paralizzare la società. Solo nel mese di Ordibehesht (21 aprile – 21 maggio 2025) si sono contate almeno 168 esecuzioni, comprese 4 donne e 2 minorenni”, dichiara. “Circa 6 esecuzioni al giorno: un tasso senza precedenti negli ultimi decenni. Questo è stato il solo ‘risultato’ del presidente ‘moderato'”.
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