Il premier israeliano: "Pronti a tregua temporanea se ce ne sarà possibilità"
Per Israele l’obiettivo del conflitto in Medioriente resta la “vittoria finale” su Hamas. Lo ha ribadito il premier israeliano Benjamin Netanyahu durante la prima conferenza stampa aperta ai giornalisti da 163 giorni. La campagna militare proseguirà fino al termine dell’operazione ‘Carri di Gedeone’, quando “tutte le aree della Striscia di Gaza saranno sotto il controllo delle forze di sicurezza israeliane e Hamas sarà sconfitto” ha evidenziato il primo ministro dello Stato Ebraico parlando davanti a taccuini e telecamere da cinque mesi a questa parte.
Sono le condizioni che i negoziatori israeliani hanno avanzato per mesi nelle trattative a Doha e al Cairo, sempre respinte da Hamas, che rifiuta di disarmarsi e di liberare gli ostaggi se non in cambio di un cessate il fuoco permanente o comunque lungo – di 5 anni almeno – e del ritiro dell’Idf dalla Striscia.
I presupposti per la fine del conflitto sono quelli che l’alleanza di governo con l’ultradestra di Smotrich e Ben Gvir ha messo sul tavolo fin dall’inizio dell’invasione della Striscia, in risposta ai massacri di Hamas del 7 ottobre: il completo ‘disarmo’ del gruppo palestinese, l’’esilio della leadership’ e la ‘smilitarizzazione totale’ dell’enclave.
Il premier, inoltre, ha sottolineato che gli obiettivi della guerra sono interconnessi e ha affermato che “siamo pronti per un cessate il fuoco temporaneo, se ce ne sarà l’opportunità”. Per quanto riguarda la questione ostaggi, il leader di Tel Aviv ha aggiunto che a Gaza ci sono ancora “sicuramente altri 20 ostaggi vivi e fino a 38 ostaggi morti“.
Parla anche dello sblocco parziale degli aiuti, Netanyahu, e dice che “per garantire che i nostri buoni amici ci sostengano, bisogna evitare una crisi umanitaria”, accusando Hamas di “saccheggiare una parte significativa degli aiuti” per “venderli a prezzi gonfiati e finanziare il suo esercito terroristico. Noi li eliminiamo e continuano il reclutamento”.
La Gaza che ha in mente il premier israeliano non è più un’enclave palestinese dove governano gruppi armati. Netanyahu ostenta un’intesa di ferro con il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump anche se conosce bene l’insofferenza dell’amministrazione americana per la continuazione della guerra nella Striscia di Gaza.
Netanyahu lancia l’operazione ‘Carri di Gedeone’ a Gaza
Il 19 maggio scorso Netanyahu aveva annunciato l’operazione militare nella Striscia. “Come promesso, abbiamo lanciato una potente campagna contro Hamas”, ha affermato il capo dello Stato Ebraico. Tel Aviv afferma di stare esercitando pressioni su Hamas affinché accetti un cessate il fuoco temporaneo che consentirebbe il rilascio degli ostaggi. Il gruppo palestinese, dal canto suo, sostiene di volere il ritiro completo delle forze israeliane e un percorso verso la fine del conflitto come parte di qualsiasi accordo.
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