Berisha è stato ai domiciliari per corruzione e oggi punta alla riscossa. Rama punta tutto sull'ingresso nell'Ue
Il socialista Edi Rama potrebbe ottenere il quarto mandato e restare ancora alla guida dell’Albania. Oggi circa 3,7 milioni di cittadini albanesi sono chiamati alle urne per eleggere i 140 deputati del nuovo Parlamento. I sondaggi danno ancora il vento in poppa all’istrionico leader del Partito socialista, Edi Rama, che ha fatto dell’adesione Ue il suo cavallo di battaglia.
Chi è lo sfidante di Edi Rama in Albania
Saldamente alla guida del palazzo di governo, Rama se la dovrà vedere ancora una volta con Sali Berisha, leader del partito democratico, di centrodestra. L’acerrimo nemico di Rama è stato il presidente che ha segnato l’avvio della fase democratica del Paese, dal 1992 al 1997, incarnando le aspirazioni di chi ha subito la dittatura comunista fino al 1991. E’ stato poi primo ministro dal 2005 al 2013, quando fu scalzato dagli scandali.
Su di lui pesano le sanzioni imposte dagli degli Usa e del Regno Unito per presunta corruzione, per cui è stato espulso dal proprio gruppo parlamentare e posto agli arresti domiciliari dalla magistratura albanese. Tornato in libertà, ma pur sempre sotto inchiesta, ora Berisha tenta la riscossa. Il suo principale alleato, l’ex presidente e leader del Partito della Libertà Ilir Meta, è attualmente in detenzione, arrestato lo scorso ottobre con l’accusa di corruzione e riciclaggio di denaro.
Edi Rama punta all’ingresso nell’Ue
Il punto di forza del premier Rama è il futuro Ue. “2030: Albania nell’Ue” è lo sloga scelto per la sua campagna per invitare i cittadini a votare per il PS con l’obiettivo di “dare ai propri figli un passaporto europeo”. Negli ultimi sei mesi, l’Albania ha aperto 16 dei 35 capitoli negoziali, distaccando gli altri paesi candidati come la Macedonia del Nord. In effetti, assieme al Montenegro, entrambi già membri Nato, potrebbero essere i primi dei sei paesi candidati dei Balcani occidentali a entrare nell’Ue. Rama punta a chiudere tutti i capitoli entro il 2027 per un ingresso effettivo nel 2029, 2030 al più tardi.
Il rapporto con l’Italia
Il leader albanese ha saputo sfruttare anche le sue buone relazioni coi leader europei, a cominciare dalla vicina Italia. Non ha perso occasione per lodare la presidente Giorgia Meloni, a cui è legato da un’amicizia personale. Ha fatto discutere la firma del Protocollo Italia-Albania, che ha previsto anche la costruzione sul suolo albanese di due centri di detenzione per i migranti che tentano di raggiungere l’Italia. Una firma che gli è costata diverse critiche da parte dei suoi “compagni” del Partito socialista europeo.
Dall’esito delle elezioni dipende dunque anche il futuro della collaborazione con Meloni.
Sul voto pesano due incognite. La prima è l’emergere di nuovi partiti e movimenti, nati dal distacco di vecchie formazioni, che insidiano il bipolarismo del Partito Socialista (PS) e del Partito Democratico (PD), che da oltre trent’anni si alternano al potere. La seconda è la novità del voto all’estero, una conquista dell’enorme diaspora albanese che potrebbe cambiare gli equilibri interni, come successo per altri Paesi dell’Est.
Sono circa 1,8 milioni gli aventi diritto al voto che vivono all’estero e circa 246 mila si sono iscritti a votare, ottenendo le schede tramite posta.
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