Si vota al primo turno domenica 4 maggio, in un clima ad alta tensione dopo l'annullamento della precedente tornata da parte della Corte Costituzionale

È il favorito alle presidenziali romene di domenica prossima, 4 maggio, anche se bisognerà aspettare il ballottaggio del 18 maggio per sapere chi guiderà la Romania per i prossimi cinque anni. George Simion, europarlamentare e leader della formazione di destra romena Aur, della stessa famiglia di Fratelli d’Italia, Ecr, guarda a Donald Trump e Giorgia Meloni, e potrebbe essere il prossimo leader sovranista europeo. Sarà il tycoon dei Carpazi, intento a replicare il trumpismo nelle politiche sui migranti, i diritti LGBT, i rapporti con la Russia e il protezionismo? “Non copio modelli, lotto per il mio popolo. Ma ammiro i leader che mettono al primo posto la loro nazione e che rifiutano di piegarsi alle élite non elette. Credo nella famiglia, nell’identità, nei confini e in politiche economiche eque”, afferma il leader nazionalista a LaPresse. “Credo anche nel dialogo, non nell’estremismo. A Washington ho incontrato funzionari e leader politici per discutere di come costruire un’Europa conservatrice più forte, che cooperi strettamente con gli Stati Uniti. Il legame transatlantico è essenziale, ora più che mai”, sottolinea.

Simion: “Meloni ha dimostrato che essere patriottici non è essere isolati”

Lo scorso giugno AUR, come l’oro che i romani estraevano nell’antica Dacia, il movimento fondato solo nel 2019 che aspira a costruire la Grande Romania, è arrivato secondo alle ultime Europee. Ha poi aderito al gruppo dei conservatori Ecr, il cui partito era guidato da Giorgia Meloni. Per Simion la premier italiana è l’altro modello da seguire. “Meloni ha dimostrato che essere fermi, patriottici e pragmatici non significa essere isolati“, dichiara a LaPresse Simion. “Sotto la sua guida, l’Italia difende i propri interessi nazionali, pur rimanendo una voce forte e rispettata all’interno dell’Ue e della Nato. Questo è il tipo di equilibrio in cui credo – sottolinea -. Abbiamo bisogno di Stati sovrani che cooperino nelle strutture internazionali senza rinunciare al diritto di scegliere la propria strada. Ho grande rispetto per la sua leadership e per l’esempio che ha dato a tutti i movimenti conservatori in Europa”.

Elezioni Romania, si vota in un clima ad alta tensione

Il voto di domenica è segnato da un clima ad alta tensione, dopo l’annullamento della tornata di dicembre, in cui è uscito vincitore, contro ogni pronostico, il sovranista indipendente Calin Georgescu. Voto poi annullato dalla Corte Costituzionale di fronte alle accuse di aver subito interferenze straniere, leggasi dalla Russia, con propaganda veicolata in particolare su TikTok. A marzo la stessa Corte ha escluso Georgescu dalle nuove elezioni, scatenando le proteste dei sovranisti romeni e di tutta Europa, compresi gli esponenti della destra italiana della Lega e di FdI, che si sono scagliati contro l’establishment e le regole di Bruxelles. Ora i sondaggi, che dalle parti di Bucarest, si è capito, vanno presi con cautela, danno Simion per favorito. Al ballottaggio Simion potrebbe vedersela con il candidato moderato Crin Antonescu (alleanza popolari-socialisti), marito dell’ex commissaria Ue Adina Valean, con il sindaco di Bucarest, il matematico indipendente Nicusor Dan, con la liberale Elena Lasconi, o, nello scenario più insolito, con l’altro candidato sovranista, l’ex premier e presidente socialdemocratico Victor Ponta, anch’egli in cerca dei voti di Georgescu. Proprio la vittoria di quest’ultimo o di Simion ha sollevato qualche preoccupazione a Bruxelles e tra i governi pro-europei. Tuttavia, l’europarlamentare conservatore, che dopo la vittoria di Trump si è espresso contro nuovi aiuti all’Ucraina, rassicura: “La Romania rimarrà un partner affidabile in Europa, ma anche sovrano. Siamo stati tra i primi a offrire aiuti umanitari all’Ucraina e i rumeni hanno aperto le loro case ai rifugiati. Ma inviare truppe non è una soluzione: è un’escalation che ci allontana dalla pace. Il nostro ruolo deve essere quello di promuovere la stabilità, non di lasciarci trascinare in un conflitto senza fine”, rimarca. “Bruxelles dovrebbe ascoltare la gente, non solo i burocrati. Io sto dalla parte della pace, del realismo e della sovranità, valori che non sono incompatibili con l’essere un buon europeo”.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata

Tag: