Bruxelles dice di essere pronta a reagire. Von der Leyen si dice rammaricata e sottolinea la volontà di "cercare soluzioni negoziate"
Nel braccio di ferro commerciale con gli Stati Uniti, dopo l’ennesimo annuncio di Donald Trump sui dazi Usa, l’Unione europea ribadisce di essere pronta a reagire. Questa volta il settore attaccato dal presidente americano è quello delle auto – che rappresenta l’8% del Pil dell’Unione e 13 milioni di posti di lavoro -, sul quale incombono tariffe “permanenti” al 25%.
Von der Leyen sui dazi Usa: “Profondo rammarico”
Dopo la reazione immediata della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, che ha espresso “profondo rammarico” per la decisione di Trump, sottolineando la volontà di continuare a “cercare soluzioni negoziate, salvaguardando al contempo i propri interessi economici”, a Bruxelles la linea rimane la stessa: mantenere la calma, con l’obiettivo di scongiurare l’entrata in vigore dei dazi Usa il 2 aprile, “giorno della liberazione dell’America”, secondo Trump.
I deeply regret the U.S. decision to impose tariffs on EU automotive exports.
Tariffs are taxes – bad for businesses, worse for consumers, in the US and the EU.
The EU will continue to seek negotiated solutions, while safeguarding its economic interests ↓
— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) March 26, 2025
Il piano dell’Ue
“Siamo preparati a salvaguardare i nostri interessi economici e, se necessario, forniremo per una risposta calibrata e tempestiva a qualsiasi misura ingiusta e controproducente da parte degli Stati Uniti”, sottolinea un portavoce dell’Esecutivo Ue. In caso di contromisure, è previsto un elenco dei prodotti “ben calibrato per creare il massimo impatto sugli Stati Uniti e per ridurre al minimo l’impatto sulla nostra economia”.
Quanto alla minaccia di Trump di alzare ulteriormente le tariffe “se l’Unione europea collabora con il Canada per danneggiare economicamente gli Stati Uniti”, taglia corto la vicepresidente esecutiva Teresa Ribera, che a LaPresse rimarca che “noi non rimarremo in attesa di quello che dice” il presidente Usa “su come dobbiamo relazionarci” con il resto del mondo”. La priorità, comunque, sottolinea Bruxelles, resta “trovare una soluzione che funzioni per entrambe le parti, che rafforzi il nostro rapporto commerciale ed economico”, mentre “le misure annunciate dagli Stati Uniti vanno nella direzione completamente sbagliata”.
Il viaggio a Washington del commissario europeo al Commercio Maros Sefcovic – poi recatosi in Cina – sembra non avere portato a una mediazione nei tempi desiderati, ma si sottolinea che “ha comunque offerto un’opportunità per rafforzare i rapporti con la nuova amministrazione statunitense” e ribadire che “tariffe e controtariffe sono dannose per tutti”. In breve, si punta ad accordi ‘win win’, non a misure e contromisure ‘lose lose’.
Cosa dicono i leader
“Neanche per gli Stati Uniti sarà utile l’aumento dei dazi, perché credo che aumenteranno i prezzi dell’auto anche in America, visto che quelle prodotte lì sono anche realizzate con molta componentistica europea”, avverte il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Anche il presidente francese Emmanuel Macron spera in un ripensamento, “perché è paradossale che i principali alleati degli Stati Uniti siano i primi a essere tassati”. Mentre da Madrid il titolare degli Esteri José Manuel Albares nota che “è un buon momento per scegliere auto spagnole ed europee”.
Nel frattempo, Bruxelles si guarda intorno e si confronta con partner in tutto il mondo, “perché crediamo che l’impatto negativo non sia solo sull’Ue e sugli Usa, ma anche sull’economia globale”. Il Canada, dal canto suo, ritiene l’ultima mossa dell’inquilino della Casa Bianca “un attacco diretto” e il neo premier Mark Carney promette che “difenderemo i nostri lavoratori, le nostre aziende e il nostro Paese”. Sulla stessa linea anche il Messico, che annuncia provvedimenti, mentre il Giappone chiede di essere esentato dai dazi Usa e su possibili contromisure fa sapere che “tutte le opzioni sono naturalmente sul tavolo”.
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