Media, Israele: "Senza accordo con Hamas guerra riprende tra 10 giorni"
Dopo il blocco dell’ingresso degli aiuti, il prossimo passo di Israele per Gaza sarà quello di tagliare l’elettricità e l’acqua e poi un attacco, che porterà all’occupazione della Striscia e al lancio del piano di Donald Trump. Lo ha affermato il ministro israeliano Bezalel Smotrich, sottolineando che l’ingresso degli aiuti umanitari resterà bloccato “finché Hamas non rilascerà i nostri ostaggi, non deporrà le armi in segno di resa e non lascerà Gaza”. Lo riporta Channel 12.
“Questo è un primo passo nella giusta direzione, ottenuto grazie alla politica che stiamo conducendo nel governo e nel gabinetto, e posso assicurarvi che questo è solo l’inizio. Stiamo chiudendo le porte del paradiso e ci prepariamo ad aprire quelle dell’inferno”, ha aggiunto, spiegando che “il prossimo passo” sarà quello di “tagliare l’elettricità e l’acqua e aprire le porte dell’inferno su Gaza con un attacco potente, mortale e rapido che porterà all’occupazione del territorio e all’inizio del piano di Trump per incoraggiare l’emigrazione dei residenti di Gaza”.
Netanyahu rincara la dose: “Ci stiamo preparando per le prossime fasi della Guerra di Rinascita – su sette fronti”. Lo ha detto il premier israeliano in apertura di un suo intervento alla Knesset, il Parlamento israeliano. Lo riporta Ynet. “Non ci fermeremo finché non avremo raggiunto tutti gli obiettivi della vittoria: la restituzione di tutti i nostri ostaggi, la distruzione del potere militare e governativo di Hamas e la garanzia che Gaza non rappresenti una minaccia per Israele”, ha aggiunto.
Israele: “Senza accordo con Hamas guerra riprende tra 10 giorni”
Le autorità israeliane prevedono di riprendere i combattimenti a Gaza tra circa 10 giorni se non si raggiungerà un accordo con Hamas. Lo riporta l’emittente Channel 12, collegando la data sia al nuovo capo di stato maggiore delle Idf, Eyal Zamir, che entrerà in carica nei prossimi giorni, sia alla prevista visita la prossima settimana dell’inviato statunitense Steve Witkoff.
Netanyahu: “Noi ancora nell’accordo ma potrebbe servire tornare in guerra”
Successivamente, sempre parlando alla Knesset, Netanyahu ha detto: “Siamo ancora nell’accordo, non stiamo violando l’accordo” e “non stiamo tornando immediatamente in guerra“, ma “chi lo sa, potremmo averne bisogno“. Lo riporta il Times of Israel. “Secondo la lettera di accompagnamento allegata all’accordo della precedente amministrazione Usa, sostenuta dall’amministrazione Trump, abbiamo il diritto, in qualsiasi momento dal 42esimo giorno, di abbandonare i negoziati e tornare a combattere se abbiamo l’impressione che i colloqui siano inutili”, ha affermato Netanyahu, aggiungendo di non potere essere in disaccordo con l’inviato speciale Usa Steve Witkoff, secondo cui le parti sono troppo distanti per passare a una seconda fase e questo mette in pericolo i colloqui. “Witkoff offre un modo per restituire tutti gli ostaggi, in due rilasci“, prosegue il premier israeliano riferendosi al nuovo piano Usa.
Hamas: “Israele spinge per tornare al punto di partenza su Gaza”
Hamas è “impegnato” nell’accordo per il cessate il fuoco, che ha rispettato in modo “preciso e tempestivo” nonostante le violazioni israeliane, e vuole procedere alla seconda fase, mentre Israele sta spingendo per “riportare la situazione al punto di partenza”, con proposte alternative come l’estensione della prima fase, che non aderisce a quanto concordato. È l’accusa mossa da un alto funzionario di Hamas, Osama Hamdan, in una dichiarazione televisiva riportata da Al-Jazeera. “Condanniamo il ricatto a buon mercato che Netanyahu e il suo governo estremista stanno commettendo contro il nostro popolo, usando gli aiuti umanitari come carta di pressione nei negoziati”, ha aggiunto Hamdan, “chiediamo alla comunità internazionale di fare pressione su Israele affinché apra i valichi e permetta agli aiuti umanitari salvavita di entrare a Gaza”.
Scontri alla Knesset
Scontri sono scoppiati al Parlamento israeliano, la Knesset, dove gli agenti hanno bloccato un gruppo di familiari di vittime del 7 ottobre e ostaggi che volevano accedere alla galleria degli ospiti per la riunione plenaria. Il Times of Israel riferisce di spintoni e violenze, aggiungendo che il padre di Yarden Buskilla, ucciso il 7 ottobre al Nova Festival, è svenuto durante i tafferugli e ha richiesto l’intervento di un medico. Si tratta di membri del cosiddetto Consiglio d’ottobre, che rappresenta 1.500 famiglie di sopravvissuti del 7 ottobre, ex ostaggi e famiglie delle vittime. L’associazione a seguito dell’accaduto ha chiesto le dimissioni del presidente della Knesset, Amir Ohana. Il Parlamento israeliano stava per tenere una sessione plenaria speciale durante la quale il premier Benjamin Netanyahu risponderà alle richieste dei parlamentare di istituire una commissione d’inchiesta statale sul massacro del 7 ottobre, richiesta sostenuta dal Consiglio di ottobre. Secondo quanto riporta il Times of Israel, pare che il gruppo avesse comunicato in anticipo ai funzionari della Knesset che 40 persone avrebbero voluto entrare nella galleria del plenum per il dibattito.
Quando Netanyahu ha iniziato a parlare, alcuni dei parenti hanno voltato le spalle al primo ministro in segno di protesta, mentre altri tenevano in mano le fotografie dei loro cari. Il presidente del Parlamento, Amir Ohana, ha chiesto l’allontanamento delle famiglie, in quanto la protesta non è consentita nella riunione plenaria, ma poi è parso fare marcia indietro dicendo che i parenti dovevano mostrare rispetto. Il Times of Israel riporta che Netanyahu ha chiesto a Ohana di non sgomberare i familiari di vittime e ostaggi. L’accesso alla tribuna dei visitatori era stato consentito loro dopo scontri con gli agenti, che avevano provato a impedirlo.
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