Il caso si intreccia con la vicenda della liberazione di Almasri, che vede la Corte nel mirino dell'Italia

La Corte penale internazionale (Cpi) garantisce l’accertamento delle responsabilità per i crimini internazionali e dà voce alle vittime in tutto il mondo. Deve poter proseguire liberamente la lotta contro l’impunità globale“. È una risposta secca quella che la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha dato alla decisione di Donald Trump di imporre sanzioni alla Corte dell’Aja. Un commento che arriva a stretto giro da quello del presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, che giovedì alla luce delle misure di Trump contro la Corte ha deciso di incontrarne la presidente Tomoko Akane. “Sanzionare la CPI minaccia l’indipendenza della Corte e mina il sistema di giustizia penale internazionale nel suo complesso”, ha poi tuonato al termine dell’incontro, dove non si sarebbe parlato del caso italiano legato al rilascio del torturatore libico Almasri. Su questo l’Italia è già nell’occhio del ciclone che vede la CPI bersagliata dal nuovo inquilino della Casa Bianca ma anche dal premier israeliano Benjamin Netanyahu secondo cui la Corte che ha emesso un mandato di arresto contro di lui è un’organizzazione “scandalosa e corrotta”.

Italia non firma dichiarazione contro sanzioni Trump alla Cpi

E l’Italia, da cui sono partite anche le critiche del ministro degli Esteri Antonio Tajani, non figura nemmeno tra i settantanove Paesi che hanno diffuso una dichiarazione contro le sanzioni di Trump e a sostegno dell'”indipendenza, imparzialità e integrità” della Corte penale internazionale. Tra questi ci sono i principali paesi europei. Sono 125 gli Stati che hanno firmato lo Statuto di Roma, istitutivo della Corte penale internazionale, e tra questi figurano tutti i paesi dell’Ue.

Anche Orban mette in discussione la Corte 

Se Usa, Russia, Cina e Israele non hanno mai aderito alla Cpi, ora l’attacco frontale del presidente Trump ha spinto a mettere in discussione l’organizzazione, pilastro della giustizia internazionale, anche da parte dal governo nazionalista di Budapest: per il premier ungherese Viktor Orban “è tempo per l’Ungheria di rivedere ciò che stiamo facendo in un’organizzazione internazionale che è sottoposta a sanzioni da parte degli Stati Uniti“. Intanto martedì sera si terrà un dibattito in plenaria al Parlamento europeo sulla difesa del ruolo della giustizia internazionale e della Corte penale internazionale. Non sarà direttamente sul caso italiano ma ci si aspetta che venga tirato fuori da più parti. Per il gruppo The Left, dove siedono Avs e M5s, tutto il caso Almasri è “uno scandalo”, e la Commissione europea finora ha taciuto per limitarsi a “giudizi calcolati” in politica estera e non dispiacere ai governi di destra. Anche il gruppo S&D ha spinto per avere questo dibattito e il Pd si augura serva a fare chiarezza. Infine, l’intera delegazione di Alleanza Verdi Sinistra al Parlamento Europeo ha presentato un’interrogazione scritta alla Commissione Ue per denunciare il ruolo del governo italiano nella liberazione del torturatore libico. Attacco Usa-Israele alla Corte e vicenda Almasri in Italia sono due casi distinti che vedono, tuttavia, il ruolo della CPI messo in discussione e con esso il multilateralismo e la cooperazione internazionale in ambito giudiziario.

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