Il presidente ha dato il suo appoggio a Kamala Harris come candidata, ma c'è anche l'ipotesi di primarie lampo

Dopo tre settimane di pressioni e di Passione dopo il disastroso dibattito tv del 27 giugno, Joe Biden ha gettato la spugna. “È stato il più grande onore della mia vita servire come vostro presidente. E mentre era mia intenzione cercare la rielezione credo che sia nell’interesse del mio partito e del Paese che io lasci la corsa e mi concentri esclusivamente sull’adempimento dei miei doveri di presidente per il resto del mio mandato”, ha annunciato il presidente nel primo pomeriggio di domenica, mentre in Italia era già sera. “Parlerò alla Nazione più tardi questa settimana e in modo più dettagliato della mia decisione”, diceva Biden nella lettera. L’annuncio era nell’aria, dopo che lo Stato Maggiore Democratico e, soprattutto, i grandi donatori miliardari del partito, avevano voltato la schiena all’anziano presidente. Il contagio da Covid (il terzo in due anni) e la brusca interruzione della campagna, oltre al trionfo del ticket Trump-Vance nella convention repubblicana di Milwaukee, hanno accelerato i tempi e le pressioni, fiaccando le ultime resistenze di Biden. Poco prima la sua campagna, avvertita all’ultimo della decisione, aveva pubblicato su X un post nel quale il presidente affermava: “È l’elezione più importante della nostra vita. E io la vincerò“. Pochi minuti dopo l’annuncio Donald Trump salutava l’uscita di scena del rivale con parole sprezzanti. “Passerà alla Storia come il presidente di gran lunga peggiore della nostra Storia“, diceva alla Cnn. La vice presidente Kamala Harris, aggiungeva Trump, sarà più facile da battere rispetto a Biden.

L’endorsement a Kamala Harris

Se nella lettera con cui annunciava lo stop alla campagna e ringraziava Harris per essere stata una “partner straordinaria” Biden non faceva cenno a un eventuale endorsement per la sua vice, l’appoggio giungeva poco dopo. “Voglio offrire il mio pieno sostegno e il mio endorsement affinché Kamala sia la candidata del nostro partito quest’anno. Democratici: è ora di unirsi e battere Trump. Facciamolo”, scriveva su X. Cominciavano intanto ad arrivare le dichiarazioni di omaggio all’anziano leader: Barack Obama, Bill e Hillary Clinton, Nancy Pelosi, i leader del Congresso Hakeem Jeffries e Chuck Schumer. Tutti ringraziavano Biden per il suo “servizio” e lo salutavano come uno dei presidenti “più importanti della Storia”. I grandi donatori Dem, che nelle ultime settimane avevano chiuso i rubinetti dei finanziamenti a Biden, facevano trapelare soddisfazione per la decisione del presidente.

Kamala Harris o primarie lampo?

Con gli omaggi affioravano anche le divisioni sul nome del candidato che a novembre dovrà sfidare Trump. Non tutti i leader del partito sembrano convinti della scelta di Harris. Obama si mostrava favorevole a un processo di ‘primarie aperte’ nella convention di agosto a Chicago. “Ho una straordinaria fiducia che i leader del nostro partito saranno in grado di creare un processo dal quale emergerà un candidato eccezionale”, scriveva in una nota nella quale Harris non veniva mai nominata. Bill e Hillary Clinton annunciavano invece il loro endorsement per la vice presidente. “Ora è il momento di sostenere Kamala Harris e lottare con tutto ciò che abbiamo per eleggerla”, dichiaravano. Lei, Harris, a sua volta rilasciava una dichiarazione nella quale si diceva “onorata di avere l’endorsement del presidente ed è mia intenzione guadagnarmi e vincere questa nomination”. Harris prometteva di lavorare per “unire il Partito democratico e unire la nostra nazione per sconfiggere Donald Trump“.

La reazione dei Repubblicani

Nel giorno dell’addio alla campagna, i Repubblicani si mostravano nervosi, consapevoli del vantaggio di cui godono nei sondaggi e nel Paese, ma affatto sicuri che la vittoria del ticket Trump-Vance sia già acquisita. Il cambio di avversario potrebbe modificare anche le certezze finora acquisite. Vanno in questo senso gli attacchi a Biden e la richiesta di dimissioni anche dalla carica di presidente. “Se Joe Biden non è idoneo per candidarsi alla Presidenza, non è idoneo per ricoprire la carica di presidente. Deve dimettersi immediatamente dall’incarico. Non possiamo aspettare il 5 novembre“, dichiarava lo speaker repubblicano della Camera Mike Johnson. La Casa Bianca però ribadiva: Il presidente è ansioso di concludere il suo mandato”, dichiarava il portavoce Andrew Bates. Nel frattempo, Kamala Harris assumeva ufficialmente la guida di quella che, fino a poche ore prima, era ancora la campagna per la rielezione di Joe Biden. Secondo i documenti presentati alla Federal Election Commission, la campagna cambiava nome da ‘Biden for President’ a ‘Harris for President’

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