L'organizzazione palestinese punta inoltre a unirsi all'Olp per formare un governo di coalizione con Fatah per Gaza e la Cisgiordania

Non si placano i bombardamenti su Gaza ma al tempo stesso sembrano riaprirsi gli spiragli di un dialogo tra le parti in guerra. Un alto funzionario politico di Hamas, Khalil al-Hayya, ha detto ad Associated Press che il gruppo estremista è disposto ad accettare una tregua di cinque anni o più con Israele e a deporre le armi per convertirsi in un partito politico se verrà istituito uno Stato palestinese indipendente lungo i confini precedenti al 1967.

Al-Hayya ha aggiunto che Hamas vuole unirsi all’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp), guidata dalla fazione rivale Fatah, per formare un governo di coalizione per Gaza e la Cisgiordania, precisando la richiesta di “uno Stato palestinese pienamente sovrano in Cisgiordania e nella Striscia e il ritorno dei rifugiati palestinesi in conformità con le risoluzioni internazionali”. Se ciò accadrà, ha detto, l’ala militare del gruppo si dissolverà. 

Fonti diplomatiche Spagna: “Soluzione due Stati possibile, serve coraggio”

La soluzione dei due Stati in Medioriente è “possibile”, è tutto “più che scritto e negoziato”, richiede solo “coraggio politico”. E’ quanto riferiscono fonti diplomatiche spagnole rispetto alla ricerca di una soluzione del conflitto a Gaza. Secondo le fonti lo scambio di “attacchi controllati” tra Israele e Iran ha portato la tensione a un livello “mai visto”. Per questo, argomentano, bisogna evitare che queste violenze si ripetano e “l’unica via” percorribile per raggiungere questo obiettivo è quella di “implementare” la soluzione dei due Stati. Proprio il livello di violenza raggiunto, secondo le fonti, deve spingere la comunità internazionale a “lavorare per la pace” e la via per la pace è il riconoscimento dello Stato palestinese. La Spagna è in contatto con diversi soci dell’Ue ed extra Ue, per decidere quando e come procedere al riconoscimento. “Sentiamo che questo è il momento di avanzare, non bisogna aspettare ulteriormente”, hanno commentato le fonti diplomatiche, che sottolineano poi che Hamas non è un interlocutore per la pace e che bisogna rafforzare l’Autorità nazionale palestinese, che sta mostrando grande equilibrio.

Decine di carri armati Israele a confine con sud Gaza

L’esercito israeliano ha ammassato decine di carri armati e veicoli blindati lungo il confine con il sud della Striscia di Gaza, in quelli che sembrano essere i preparativi per un’invasione della città di confine di Rafah. Un giornalista di Associated Press ha visto il movimento dei veicoli vicino al valico israeliano di Kerem Shalom, che è vicino a Rafah. Israele afferma che sta preparando un piano di evacuazione dei civili prima di effettuare qualsiasi operazione a Rafah.

Idf: tra 150-200mila palestinesi hanno lasciato Rafah

Secondo le Forze di difesa israeliane (Idf), circa 150.000-200.000 civili palestinesi hanno già lasciato Rafah dal 7 aprile, per il timore di un’offensiva israeliana. Lo riporta il Jerusalem Post. L’Idf spera che sempre più civili seguano questo esempio mentre vengono allestite nuove tendopoli per consentire loro di evacuare la città nell’estremo sud della Striscia e spostarsi verso Khan Yunis, al-Muwasi e il centro di Gaza.

Usa: “Israele ha accettato ritorno sfollati in nord Gaza”

Israele ha accettato la proposta di accordo sugli ostaggi sul tavolo che consentirebbe il ritorno senza restrizioni degli sfollati palestinesi nel nord della Striscia di Gaza. Lo ha detto ai giornalisti in un briefing un alto funzionario dell’amministrazione Biden, come riporta il Times of Israel. Il funzionario chiarisce che il ritorno dei palestinesi nel nord della Striscia non sarà immediato poiché nelle prime settimane del cessate il fuoco dovranno essere messe in atto le condizioni per garantire la sicurezza dei civili, dato il livello di distruzione. “Ciò significa rifugio, significa assistenza, significa una missione delle Nazioni Unite per assicurarsi che le cose siano pronte”, ha precisato.

In raid Rafah ucciso cooperante belga e suo figlio di sette anni

Le forze israeliane hanno ucciso un operatore umanitario belga e suo figlio di sette anni in un attacco a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Lo ha affermato la ministra della Cooperazione allo sviluppo e delle politiche urbane belga Caroline Gennez. “È con grande tristezza che sono stata informata che la scorsa notte uno dei nostri dipendenti è stato ucciso da un bombardamento israeliano”, ha scritto Gennez sul social X, “Abdallah Nabhan e suo figlio Jamal di 7 anni sono stati uccisi in un attacco a Rafah”. Secondo Al Jazeera, almeno sette persone sono state uccise dall’attacco israeliano contro un edificio che ospitava circa 25 persone, tra cui palestinesi sfollati provenienti da altre parti della Striscia di Gaza.

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