L'intervista di LaPresse alla professoressa Cristina Bettin, docente della Ben Gurion University
Arriva anche in Israele la polemica sulle collaborazioni (ancora attive o interrotte) tra gli Atenei universitari italiani e quelli israeliani. In merito alle richieste di interrompere le collaborazioni tra atenei italiani e israeliani “siamo rimasti turbati e preoccupati. Alcuni colleghi con cui abbiamo lavorato insieme fino a un anno fa, alcuni dei quali ho anche invitato all’Università Ben Gurion ed erano ben felici di venire, improvvisamente ci hanno voltato le spalle. È una decisione amorale” ha affermato in un’intervista a LaPresse la professoressa Cristina Bettin, docente della Ben Gurion University e a capo dell’Association of Italian Scholars and Scientists in Israel (AISSI). “I giovani tendono ad avere empatia per quello che considerano il più debole, ma sentono una sola campana.Questo anche con l’avallo di alcuni colleghi che, avendo il coltello dalla parte del manico, raccontano solo una parte della storia. Per questo motivo auspico più scambi culturali. Ad esempio negli atenei italiani potrebbero tenersi anche lezioni di storia ebraica”, ha aggiunto Bettin, “i ragazzi pensano a una sorta di Davide contro Golia, ma non hanno visto i filmati che abbiamo visionato noi rispetto a quello che hanno fatto i terroristi di Hamas lo scorso 7 ottobre. E li hanno girati loro stessi con le bodycam, non sono fake news.Inoltre dimenticano che da Gaza siamo usciti nel 2005 e da allora nessun esecutivo israeliano ha governato la Striscia, che è in mano ad Hamas, che ha usato tutti i soldi dati dalle Ong in questi anni per costruire tunnel e acquistare armi”.
La docente ha parlato anche dell’esperienza della Ben Gurion University, che si trova a Beer Sheva, nel sud di Israele: “Abbiamo molti studenti e studentesse arabe e beduine. All’interno del campus c’è grande collaborazione”. “Paradossalmente qui c’è e altrove no – ha concluso -, le università israeliane dovrebbero essere prese come esempio di resilienza. Non c’è un clima di odio, si usa lo studio come arma per vincere insieme”.
“Il boicottaggio è sbagliato, noi non siamo il governo di Israele, quello che è successo il 7 ottobre è un fatto che non ha eguali nella storia di Israele e al posto di aver ricevuto solidarietà abbiamo ricevuto il boicottaggio” dice ancora Cristina Bettin. La docente ha ricordato come “in Israele è oltre un anno che ci sono proteste contro il governo di Netanyahu e fra le persone che sono scese in piazza ci sono anche professori universitari. Così veniamo penalizzati due volte”. Secondo Bettin “la ricerca è fatta per migliorare le condizioni umane e non ha colori o confini”, quindi “boicottarla è come oscurare la libertà, si fa ‘harakiri’ da soli”.”Noi – ha concluso – siamo apolitici, facciamo ricerca, che è un ponte per la pace. Piuttosto dovremmo intensificare gli scambi, fra professori e anche fra studenti”. “Impedire a David Parenzo e Maurizio Molinari di parlare è antisemitismo. È legittimo avere delle posizioni contrarie, ma mettere insieme la religione e la politica è ignoranza e manipolazione”.
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