Il Senato Accademico ha deciso di non partecipare ai bandi di cooperazione con Israele, dopo le dure proteste dei collettivi

L’Università di Torino, in riferimento alle notizie emerse sugli organi di stampa, “intende chiarire che la mozione approvata dal Senato Accademico nella seduta di ieri 19 marzo, con la quale – visto il perdurare dello stato di guerra – si è ritenuta non opportuna la partecipazione al bando Maeci 2024 Italia-Israele, si riferisce esclusivamente al bando in questione“. Pertanto, “tutti gli accordi e le collaborazioni in corso con le università israeliane rimangono attivi, nel pieno rispetto dei principi e dei valori di libertà di pensiero e di ricerca dell’Università di Torino“, spiega in una nota Unito.

Meloni: “Lo considero grave”

“Considero grave e preoccupante l’ondata di antisemitismo dilagante, anche nella nostra opinione pubblica. La considero preoccupante particolarmente quando coinvolge le nostre istituzioni, considero grave e preoccupante che il senato accademico dell’Università di Torino scelga di non partecipare al bando per la cooperazione scientifica con Israele, e lo faccia dopo un’interruzione con occupazione da parte dei collettivi. Penso che se le istituzioni si piegano a questi metodi oggettivamente rischiamo di avere molti problemi”. Così la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel corso delle repliche a Montecitorio dopo il dibattito sulle comunicazioni in vista della riunione del Consiglio europeo di domani e dopodomani a Bruxelles.

Conte: “Messaggio UniTo sbagliato”

Sulla decisione del senato accademico dell’università di Torino di dire no ai progetti di cooperazione con Israele “io sono profondamente convinto, e lo dico anche per il mio passato accademico ma direi anche attualità perché sono in aspettativa, che le università e la ricerca scientifica non possa mischiarsi alle politiche governative. Questo vale quando c’è stata anche l’invasione della Russia, che noi abbiamo condannato fermamente, per quanto riguarda le relazioni scientifiche tra centri di ricerca, università, accademie, e vale anche adesso per i rapporti delle nostre università, centri di ricerca, con le università, accademie, centri di ricerca israeliani”. Così il presidente del M5s, Giuseppe Conte, lasciando la Camera dopo il dibattito sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo. “Secondo me è proprio un errore, è un errore capitale interrompere una relazione scientifica e di ricerca scientifica sulla base quello che avviene da parte del governo di turno, nell’uno o nell’altro paese – aggiunge –. È proprio sbagliato il messaggio che la comunità scientifica dà quando preme per interrompere una relazione del genere”. “La pensa come Meloni? Per la legge dei grandi numeri ogni tanto lei ci prende”, conclude quindi l’ex premier con una battuta.

Ambrogio (FdI): “Grave piegare la testa davanti ai collettivi”

“Gravissimo il tentativo di intimidire professori da parte dei soliti collettivi universitari, ancora più grave però è piegare la testa di fronte a soggetti, che con simili azioni dimostrano solamente di essere la rappresentanza europea del regime di Hamas”. Così Paola Ambrogio, Senatore di Fratelli d’Italia riguardo ai fatti avvenuti nell’ultima seduta del Senato Accademico dell’Università di Torino.“Bloccare la partecipazione al bando Maeci 2024 per progetti su tecnologie ottiche e agricole sicuramente non fa bene all’Università e agli studenti e, farlo sotto ricatto dei collettivi di sinistra, denota una scarsità di visione e fermezza nelle proprie convinzioni” – continua Ambrogio, che conclude – “È necessario tenere ben separati la politica, la tragedia che sta vivendo il medio oriente, la guerra dalla cooperazione accademica. Ritengo che il ‘dialogo’ non si costruisca a colpi di ricatto, ma estendendo rapporti virtuosi tra atenei e formando sempre più studenti, creando opportunità e superando questo clima intimidatorio inaccettabile”. “Ed è imbarazzante definire ‘libera’ una decisione presa sotto le pressioni dei collettivi: sotto la minaccia non esiste democrazia”.

Comunità ebraica: “Boicottare Israele è boicottare democrazia”

“Boicottare non è quasi mai un buon esercizio di tolleranza, ma qui a essere boicottata è anzitutto la democrazia. Mi rivolgo alle cariche istituzionali e a tutte le forze politiche perché venga ribadito e ripristinato il rispetto della libertà e della democrazia a difesa di diritti intangibili, a partire dal mondo accademico e universitario che ne dovrebbe essere il tempio” dichiara in una nota il presidente della Comunità Ebraica di Roma, Victor Fadlun.

“È come cittadino italiano, prima ancora che come Presidente della comunità ebraica di Roma, che esprimo sdegno e profonda preoccupazione per la decisione del Senato accademico dell’Università di Torino di non collaborare con le Università e i centri di ricerca israeliani, che notoriamente sono eccellenze mondiali”, afferma Fadlun. “Anche direttori di dipartimento dell’ateneo di Torino avevano sottolineato che la libertà di ricerca e di insegnamento sono valori costituzionali. Qualcuno se n’è dimenticato. Noi, invece, ricordiamo molto bene che le leggi razziali del 1938 sono state precedute e seguite da una propaganda antisemita che è passata attraverso le Università e gli ambienti accademici, e ha portato all’epurazione, alla persecuzione e all’esilio di almeno 200 tra ricercatori e professori universitari, tra cui Rita Levi Montalcini. La nostra Comunità di Roma ne fu duramente colpita”, aggiunge. 

Museo Brigata Ebraica: “Inquietante”

“C’è una inquietante pulsione a cacciare quanto di ebraico c’è in Italia. Molinari, Parenzo, Mentana e Liliana Segre sotto scorta. Manifestazioni settimanali di propal che incitano all’odio contro gli ebrei. Ora anche l’Università di Torino aderisce al boicottaggio di Israele, mentre quella di Milano il 5 marzo ha tenuto un convegno di chiara impronta anti-israeliana. La storia insegna che piccole minoranze di fanatici diventano pericolose quando le istituzioni cedono ai loro ricatti. Per questo se ringraziamo il Presidente Mattarella e la premier Meloni per le loro parole, siamo inquietati dal comportamento delle università che si stanno piegando alla propaganda antiebraica”. Così Davide Romano, direttore del Museo della Brigata ebraica a Milano.

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