E' la testimonianza a LaPresse di Islam Masood: "Manca anche l'acqua e la gente ha sete"

“La situazione del sistema sanitario a Gaza era già difficile, per via dell’assedio di Israele. Ora 6 ospedali hanno chiuso, ci sono migliaia di persone sfollate che cercano rifugio in ospedali e scuole. Quando metti migliaia di persone in questi luoghi senza igiene, senza cibo e acqua, cosa può accadere se non che si diffondano malattie? i miei amici a Gaza hanno lavorato 20 giorni senza sosta, senza gli strumenti adeguati, senza medicine, operano sui bambini senza anestesia e a volte senza luce. ho visto operare con il flash dei cellulari”. E’ la testimonianza a LaPresse di Islam Masood, studente palestinese di Medicina a Gaza, che si trova in Egitto: è riuscito a uscire dalla Striscia pochi giorni dopo lo scoppio del conflitto perché aveva un permesso per una conferenza internazionale. La sua famiglia, che si trovava a Jabalia, nel Nord, si è spostata più volte per via dei bombardamenti: “Mia sorella stamattina mi ha detto che sono vivi, la mia famiglia è viva ma continua a ripetere che non c’è acqua, che hanno sete”, conclude.

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