Il presidente Saied ha detto che le delegazioni Ue vogliono trattare il Paese come se fosse "una colonia"

“Chiunque venga dall’estero per controllarci non entrerà nella nostra terra”. Il presidente tunisino, Kais Saied, si mette di traverso con l’Ue e giustifica così il rifiuto delle autorità di Tunisi a far entrare nel Paese la delegazione della Commissione affari esteri dell’Europarlamento. Per l’autocrate di Tunisi, queste delegazioni vorrebbero trattare il paese nordafricano “come se fossimo una colonia o sotto tutela”, ha tuonato Saied, gelando l’Ue con cui solo tre mesi fa ha stretto un accordo di cooperazione su diversi fronti, dai migranti all’economia.

Bruxelles per ora non reagisce, anche se la scorsa settimana aveva espresso “sorpresa” per il divieto di ingresso alla missione del Parlamento europeo e chiesto un “dialogo franco”. Per ora gli occhi sono puntati sull’attuazione del memorandum di intesa, che senza dubbio sconta la lunghezza delle procedure di Bruxelles, ma che deve avere la collaborazione anche di Tunisi per essere messo in pratica. Lunedì, intanto, ci sarà un “incontro informale” tra i rappresentanti della Commissione europea, i rappresentanti permanenti dei 27 Stati membri e la presidenza spagnola di turno del Consiglio Ue per fare il punto sull’attuazione, un canale che coinvolge ora anche gli Stati membri, critici sui modi con cui l’intesa era stata siglata, senza il loro coinvolgimento. E se la Commissione europea ribadisce che “i lavori per attuare tutti gli aspetti sono in corso”, fonti diplomatiche vicine al dossier ritengono sia “troppo presto per considerare l’accordo un fallimento”.

La presidenza spagnola del Consiglio Ue conferma che nell’agenda del Consiglio europeo con i leader del 27 e 27 ottobre ci sarà il capitolo sulla migrazione, “alla luce della recente ondata di arrivi in molti Paesi”.

Migranti, la tendopoli di Ventimiglia vicino al fiume Roia
Migranti, la tendopoli di Ventimiglia vicino al fiume Roia

Intanto, mentre a Lampedusa sono arrivate altre 300 persone e l’hotspot conta 2 mila ospiti, Parigi rafforza i controlli alla frontiera con l’Italia, schierando anche personale dei servizi dell’intelligence interna e della lotta al terrorismo a Mentone per interrogare i migranti illegali arrestati alla frontiera e individuare così i profili sospettati di terrorismo, e dispiega anche i droni per la vigilanza. La partita europea sui migranti si gioca su più fronti. C’è ancora da completare l’iter per l’approvazione del Patto Migrazione e Asilo: ieri sera i relatori al Parlamento europeo di due regolamenti Eurodac e screening hanno bloccato i negoziati sui due provvedimenti come risposta allo stallo in Consiglio su un altro regolamento del pacchetto. La decisione, riferisce l’europarlamentare del M5S, Laura Ferrara, che ne ha dato notizia, è dovuta al fatto che al Consiglio Ue “gli alleati di Giorgia Meloni – Polonia e Ungheria in testa – bloccano ogni tipo di decisione sul regolamento concernente le situazioni di crisi e di forza maggiore”. Da Varsavia, il governo polacco, a un mese dalle elezioni nazionali, si dice pronto ad adottare “una risoluzione sul piano migranti dell’Unione europea”. Non solo, il premier polacco Mateusz Morawiecki ha definito “terribile” il nuovo piano per l’Europa annunciato dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, durante la sua visita a Lampedusa.

C’è poi il fronte dell’attuazione del memorandum sulla Tunisia, siglato con Saied dalla Commissione europea e, come Team Europe, da Italia e Olanda. Ora si inizia a coinvolgere il Consiglio, già nella riunione di lunedì, ma per il presidente del Partito popolare europeo (Ppe), Manfred Weber, serve “un chiaro segnale” da parte del cancelliere tedesco Olaf Scholz e del presidente francese Emmanuel Macron “che stanno rispettando questo accordo e che l’Europa nel suo insieme si sta attenendo a questo accordo”. 

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