Meno poteri alla Corte suprema e giudici nominati dalla politica: ecco cosa contiene la legge che ha scatenato le proteste

La proposta di riforma giudiziaria del primo ministro Benjamin Netanyahu ha scatenato le più grandi proteste in Israele da decenni. Un testo portato avanti dal ministro della Giustizia Yariv Levin, collega di partito di Netanyahu nel Likud, e dal deputato sionista Simcha Rothman, che presiede la commissione della Knesset per la legge e la giustizia. Di seguito i punti principali della contestata riforma.

Meno poteri alla Corte suprema

Fra le misure più contestate c’è quella in base alla quale il potere della Corte suprema di rivedere o respingere le leggi verrebbe indebolito: basterebbe una maggioranza semplice in Parlamento per annullare le decisioni della Corte suprema, sottolinea la Bbc. La Knesset è composta da 120 seggi: secondo la proposta, con 61 voti, quindi con un solo voto di scarto, sarebbe possibile annullare quasi tutte le sentenze dell’Alta Corte. 

Giudici nominati dalla politica

Altro punto controverso è quello che consentirebbe ai politici di nominare la maggior parte dei giudici. Il governo avrebbe un’influenza decisiva su chi diventa giudice anche alla Corte Suprema, aumentando la sua rappresentanza nella commissione che li nomina.

Ministri non tenuti a seguire i pareri dei consulenti legali

I ministri non sarebbero tenuti a seguire i pareri dei loro consulenti legali, guidati dal procuratore generale, come invece devono fare al momento per legge.

Chi critica il piano sostiene che la riforma intenda fornire uno scudo a Netanyahu, attualmente sotto processo per corruzione e che ha sempre negato le accuse, e aiutare l’esecutivo ad approvare leggi più facilmente. In un Paese in cui il presidente non ha il potere di rimandare le leggi al Parlamento, quest’ultimo è monocamerale e non c’è una Costituzione scritta, la Corte suprema svolge un ruolo di ‘check and balance’. Se, anche a seguito di un congelamento del testo, il piano di riforma dovesse poi andare avanti nella sua forma attuale, il Guardian sottolinea che probabilmente Israele si ritroverebbe in una crisi costituzionale senza precedenti, in cui la Corte suprema potrebbe annullare alcune parti o tutta la legge disegnata per limitare i suoi poteri e il governo potrebbe scegliere di non adeguarsi.

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