Un segnale a Putin andava dato. Che i suoi cittadini non potranno più entrare così facilmente nell’Unione europea a fare shopping mentre i suoi carri armati stanno distruggendo un paese vicino. I ministri degli Esteri Ue, riuniti in un consiglio informale, hanno trovato un’intesa di massima per eliminare l’accordo del 2007 tra Russia e l’Unione europea per il rilascio facilitato dei visti. L’Occidente voleva dare un segnale di unità a Mosca e adottare una qualche forma di restrizione dopo un periodo di relativa inattività sanzionatoria, senza però cadere vittima dell’accusa contro l’Occidente che “perseguita” i russi. La reazione del Cremlino non si è fatta comunque attendere: con questa scelta l’Ue “ha deciso di spararsi sui piedi”, ha affermato il viceministro degli Esteri russo Alexander Grushko spiegando che la scelta “non sarà senza conseguenze” e che la Russia “può prendere misure sia simmetriche che asimmetriche in risposta”.Lo scorso maggio l’accordo sui visti era già stato parzialmente limitato per certe categorie, questa volta viene sospeso del tutto. Si è trovato così un compromesso tra la richiesta dei tre Paesi Baltici, Polonia e Danimarca di vietare del tutto l’ingresso ai cittadini russi e la posizione di contrarietà di Francia e Germania, ma anche dell’Italia, tesa a non punire i cittadini russi per le scelte del loro presidente. I grandi paesi erano per “mantenere un quadro giuridico, che consentisse in particolare a studenti, artisti, studiosi, professionisti, indipendentemente dal fatto che siano a rischio di perseguimento per motivi politici, di recarsi nell’Ue”, si legge in un non-paper diffuso prima del Consiglio, perché, “pur comprendendo le preoccupazioni di alcuni Stati membri in questo contesto, non dobbiamo sottovalutare il potere trasformativo di sperimentare in prima persona la vita nei sistemi democratici, soprattutto per le generazioni future”.La situazione dei paesi vicini alla Russia, tuttavia, è diversa. “Dalla metà di luglio abbiamo assistito a un aumento sostanziale dei valichi di frontiera – ha riferito l’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell, nella conferenza stampa al termine del Consiglio informale Ue Esteri a Praga – e questo è diventato un rischio per la sicurezza di questi Stati. In aggiunta a ciò, abbiamo visto molti russi viaggiare per fare acquisti, come se in Ucraina non fosse in corso una guerra”. Per questo, non si può far finta di nulla e gli Stati membri hanno ritenuto che non siamo in una situazione normale. Il capo della diplomazia europea ha assicurato che gli Stati più esposti a questi flussi di cittadini benestanti russi possono adottare restrizioni maggiori, sempre nell’ambito della Convenzione di Schengen, che comunque permette ai singoli Stati di ridurre o impedire gli ingressi da paesi terzi per ragioni di sicurezza. Cosa che peraltro hanno iniziato a fare diversi paesi, tra cui la Finlandia, ma anche il Belgio, che non rilascerà più visti turistici. Certo, rimane il problema di tutti i visti rilasciati finora, circa 12 milioni: non dovrebbero essere toccati ma la Commissione europea pubblicherà delle linee guida per aiutare gli Stati a gestire la situazione. Trattandosi di un Consiglio informale nessuna decisione ufficiale è stata presa, solo un accordo di massima che dovrà essere declinato nei dettagli e tradotto in testo legislativo. Di fatto, con la sospensione dell’intesa del 2007, che permetteva di rilasciare visti in un massimo di 90 giorni per due volte per tutta una serie di categorie solo presentando una lettera di una società, di un’istituzione educativa o sportiva, o di un’associazione di categoria, dietro il pagamento dei diritti di 35 euro, tutto diventa più difficile. L’iter sarà più lungo, tortuoso e costoso per chi vorrà entrare nell’Ue e le domande verranno analizzate caso per caso.
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