La convention della potente associazione delle armi dopo la strage nella scuola in Texas

Quando Donald Trump prenderà la parola, come ospite d’onore, alla grande convention della National Rifle Association (Nra) di venerdì a Houston, i presenti non potranno portare con sé armi da fuoco. E’ una delle condizioni imposte alla grande lobby Usa delle armi dal Secret Service, l’agenzia che sovrintende alla sicurezza dei presidenti in carica e degli ex. Ed è uno dei tanti paradossi di un appuntamento programmato da tempo, che giunge all’indomani delle stragi di Buffalo e di Uvalde. Quest’ultima, consumatasi proprio in Texas, con il suo tragico bilancio di 21 morti, di cui 19 bambini, ha riaperto clamorosamente il dibattito nazionale sulla violenza generata dalla diffusione delle armi da fuoco.

L’inopportunità, secondo i media liberal, del raduno di Houston e la presenza, oltre che di Trump, di personalità di spicco del Partito repubblicano, come il governatore del Texas, Greg Abbott, e del senatore Ted Cruz, entrambi presenti alla conferenza stampa delle autorità di Uvalde dopo la strage nella Robb Elementary School, sta esacerbando gli animi. I 55mila iscritti alla Nra che sono attesi al raduno di Houston verranno accolti da una serie di contro manifestazioni, a cominciare da quella del movimento Black Lives Matter, che nel recente passato ha mobilitato grandi folle, non senza episodi di violenza, per protestare contro gli abusi della polizia.

L’anima ‘di sinistra’ di Houston, rispetto al resto del Texas, potrebbe innescare una reazione difficilmente controllabile dalle forze dell’ordine.

Un assaggio del clima che si respira nel Paese, delle due anime dell’America che si stanno scontrando in questi giorni anche sul tema dell’aborto, nonostante la rara parentesi bipartisan degli aiuti all’Ucraina per fronteggiare l’invasione russa, si è avuto mercoledì.

Durante la conferenza stampa convocata dopo la strage di Uvalde, l’ex deputato democratico Beto O’Rourke, attuale candidato alla carica di governatore del Texas, ha interrotto Abbott per rinfacciargli la responsabilità morale del massacro. Abbott a sua volta ha accusato O’Rourke di voler strumentalizzare la vicenda a fini politici. Lo stesso copione si è ripetuto nell’aula del Senato, dove democratici e repubblicani si sono lanciati accuse reciproche e giovedì proprio i repubblicani hanno affossato un disegno di legge sul terrorismo interno, varato subito dopo la strage a sfondo razzista di Buffalo. Il timore era che l’approvazione del provvedimento avrebbe portato a un più ampio dibattito sulla diffusione delle armi.

Non è solo un problema culturale, quello che dilania l’America, dove stando ai sondaggi la maggioranza dei cittadini è favorevole a maggiori controlli: dal rafforzamento dei cosiddetti ‘background checks’ – che impedirebbero la vendita di armi a chi ha precedenti penali o problemi mentali – al divieto per le armi d’assalto, come i fucili acquistati e usati dal 18enne Salvador Ramos per consumare la strage di Uvalde. La Nra, con la sua capacità di spesa nelle attività di lobby e di mobilitazione di milioni di voti, può decidere le sorti di un’elezione politica, sia essa per una carica locale o per la Casa Bianca. E, con le elezioni di midterm in arrivo, in pochi sono pronti a correre rischi.

A poco sono serviti, finora, gli appelli al “buon senso” lanciati dal presidente Joe Biden, che si è detto “stanco e disgustato” del tragico susseguirsi delle stragi, e che dopo Uvalde ha attaccato frontalmente non solo la lobby delle armi, ma anche il totem dietro al quale si trincera da decenni: il Secondo emendamento della Costituzione, che garantisce il diritto al possesso di armi. “Non è assoluto”, ha detto Biden, che però deve scontrarsi con la realtà di una giurisprudenza che ne ha finora sempre confermato la validità e con l’attualità di una Corte Suprema a maggioranza conservatrice.

Qualche spiraglio sul fronte politico si intravede forse in queste ultime ore, se saranno confermate le intenzioni del leader della minoranza repubblicana al Senato, Mitch McConnell, che ha incoraggiato il suo gruppo ad avviare una discussione con i democratici per trovare un punto comune di approdo, un compromesso, per dare una risposta concreta all’ennesima carneficina che si è consumata in America.

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