L'economia portoghese è rimasta indietro rispetto al resto dell'Ue dal 2000: il Paese alla prova delle urne
Incertezza in Portogallo sulle elezioni generali di domenica 30 gennaio. Parte dell’elettorato spera in un deciso cambiamento, lamentando da decenni problemi sempre uguali e imputandoli ai due principali partiti storicamente al potere, i socialisti di centrosinistra e i socialdemocratici di centrodestra. I due schieramenti per decenni hanno raccolto insieme il 70% dei voti, alternandosi al governo, e secondo i sondaggi questa volta arriveranno testa a testa (socialisti al 33,8%, in calo dal 38,1% di una settimana fa; socialdemocratici al 34,4%, in aumento dal 28,5%). Chi rischia di più in queste elezioni potrebbe essere però il partito socialista, avendo governato negli ultimi anni con il primo ministro António Costa.
L’economia portoghese è rimasta indietro rispetto al resto dell’Ue dal 2000, quando il Pil pro capite annuo reale era di 16.230 euro rispetto alla media del blocco di 22.460 euro. Nel 2020 il Paese era salito a 17.070 euro, mentre la media europea era arrivata a 26.380. Intanto sin dagli anni Sessanta i bassi salari hanno favorito l’emigrazione e oggi, secondo l’agenzia nazionale di statistica, la situazione è ancora difficile per chi lavora: la paga media dei portoghesi è di circa 1.300 euro, con gran diffusione di contratti di breve durata.
Il governo socialista ha vinto le elezioni nel 2019 anche con la promessa di salari più alti e migliori condizioni per molte categorie, ma l’esecutivo è caduto lo scorso novembre a metà del mandato di quattro anni, quando il Parlamento ha bocciato il bilancio generale per il 2022. Il Paese è pronto a dispiegare 45 miliardi di euro in fondi dall’Ue, per rilanciare l’economia dopo la pandemia del Covid-19: i portoghesi vedono quei fondi come un’opportunità. Eppure, le elezioni anticipate potrebbero avere effetto opposto e riportare il Portogallo al ‘punto di partenza’, quando due mesi fa era guidato da un fragile governo di minoranza.
L’apparente sostegno popolare ai partiti più piccoli (tra cui Bloco de Esquerda di sinistra e Chega di estrema destra, che secondo i sondaggi potrebbe diventare la terza forza in Parlamento) fa pensare infatti che i due schieramenti principali dovranno probabilmente concludere un accordo con almeno uno di essi, richiedendo un lungo periodo di negoziati. Questo mentre il Paese è di nuovo nel mezzo di un’ondata di contagi alimentati dalla variante Omicron, con centinaia di migliaia di persone in quarantena. Sul voto incombe così anche il rischio astensionismo, cui le autorità hanno scelto di rispondere consentendo a chi è positivo di andare a votare, con la raccomandazione che lo faccia la sera, in un momento poco affollato.
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