L'estrazione illegale provoca deforestazione e inquinamento

I siti di estrazione dell’oro in Amazzonia attualmente occupano un’area complessiva più estesa di quella delle industrie minerarie e avanzano sempre più nelle aree di conservazione dell’ambiente e nelle terre indigene. L’associazione “MapBiomas” stima che la foresta amazzonica contiene al suo interno il 93% delle riserve auree del Brasile e che le attività di estrazione illegali nelle aree protette sono cresciute dal 301% al 495% nella decade 2010-2020. Le operazioni di estrazione, oltre a contribuire alla riduzuzione del numero di piante e alberi, sono responsabili anche della contaminazione da mercurio e altre sostanze chimiche tossiche dei corsi d’acqua. “Non sono un delinquente. Se rubiamo, veniamo arrestati. Se lavoriamo, veniamo arrestati. Cosa faremo per vivere?”, chiede un minatore d’oro che lavora in un sito illegale. Nonostante i recenti sforzi del governo federale che impiega l’esercito e l’IBAMA (Istituto brasiliano per l’ambiente e le risorse naturali) in operazioni congiunte di ricerca e chiusura dei siti ilegali, il richiamo dell’oro continua ad attirare cercatori in vaste regioni della giungla, in particolare quelle degli stati di Pará, Amazonas, Mato Grosso and Rondônia.

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