Dopo 30 anni la richiesta di restituzione cade in prescrizione e vale anche per i sopravvissuti all'Olocausto e i discendenti
Il parlamento polacco ha approvato una legge che impedisce di fatto agli ex proprietari polacchi, compresi i sopravvissuti all’Olocausto e i loro discendenti, di riconquistare le proprietà espropriate dal regime comunista. Israele ha condannato la norma, con il ministro degli Esteri Yair Lapid che ha affermato che “danneggia sia la memoria dell’Olocausto che i diritti delle sue vittime”. Gideon Taylor, presidente della World Jewish Restitution Organization (WJRO), un sostenitore della restituzione delle proprietà, ha definito il disegno di legge “ugualmente ingiusto sia per gli ebrei che per i non ebrei”.
Come funziona la norma
In dettaglio si tratta di un emendamento secondo cui la richiesta di restituzione delle proprietà cadono in prescrizione dopo 30 anni. In questo modo, la norma tocca tutti coloro che hanno visto le loro proprietà sequestrate in epoca comunista. Nel caso degli ex proprietari ebrei, si tratta spesso di case o aziende di famiglie che sono state spazzate via durante l’Olocausto e le cui proprietà sono state successivamente sequestrate dalle autorità polacche dell’era comunista.
Con la caduta del comunismo nel 1989, si aprì per gli ex proprietari la possibilità della restituzione delle proprietà perdute. Alcuni casi sono approdati in tribunale, ma la Polonia non ha mai approvato una legge che regoli la restituzione o il risarcimento delle proprietà sequestrate. Il governo polacco sostiene che la legge è una risposta alle frodi e alle irregolarità emerse nel processo di restituzione, che hanno portato a sfratti o alla concessione di immobili a commercianti di proprietà in un processo chiamato ‘riprivatizzazione selvaggia’.
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