Secondo le associazioni per i diritti umani ci sono oltre 100 arresti. La Casa Bianca guarda preoccupata all'isola

A Cuba è morta una persona durante le proteste che hanno scosso l’isola. A confermare il decesso di un manifestante è stato il ministero dell’Interno cubano, che lo ha identificato come Diubis Laurencio Tejeda, 36 anni, morto in scontri con la polizia nel Comune di Arroyo Naranjo, alla periferia dell’Avana.

Le proteste sono scoppiate domenica: migliaia di manifestanti, in un’insolita manifestazione di dissenso nei confronti del governo comunista, sono scesi in strada per contestare carenza di cibo e prezzi alti, nel mezzo della pandemia di coronavirus. Sono proseguite anche lunedì e nella repressione ci sono stati anche numerosi arresti, denunciati da subito da diverse organizzazioni, con Ue e Usa che hanno chiesto rilasci immediati. Il ministero dell’Interno, oltre a riferire della vittima in scontri di lunedì, parla di feriti e arresti, di cui però non fornisce i numeri. Numeri che vengono invece comunicati da diverse organizzazioni: secondo Cubalex sono circa 100 gli arrestati, mentre l’associazione Prisoner Defender ha “presentato all’Alto commissariato Onu una lista parziale di 162 potenziali sparizioni forzate”. Proteste così non si vedevano dagli anni ’90, tanto che l’ex presidente Raul Castro si è unito a una riunione della leadership cubana.

“La connessione internet a Cuba si va ristabilendo e così stanno arrivando denunce della repressione contro chi ha partecipato alle proteste pacifiche”, dice la rappresentante di Amnesty International per le Americhe, Erika Guevara-Rosas. Il ministro degli Esteri cubano, Bruno Rodriguez, a una domanda sulle limitazioni nell’accesso a internet aveva risposto così: “È vero che manca internet, ma mancano anche le medicine”. Il riferimento è all’embargo: quanto avviene sull’isola caraibica, infatti, è anche legato al ‘bloqueo’ degli Stati Uniti e alle sanzioni reintrodotte da Donald Trump, su cui Joe Biden non è intervenuto visto che la revisione della policy su Cuba è ancora in corso.

La situazione a Cuba pone una sfida per Biden. Sfida che è tutta politica e si gioca nello Stato chiave della Florida, che ospita molti dissidenti cubani e che è stata conquistata da Trump nel 2016. Da candidato alla Casa Bianca, Biden aveva promesso che avrebbe ripristinato le politiche introdotte da Obama, che aveva allentato decenni di restrizioni. Ma adesso, mentre si guarda già alle elezioni di midterm di novembre 2022, Biden si trova ad affrontare lo scoppio della crisi cubana mentre è sotto pressione politica sulla questione: da una parte i repubblicani, che in Florida costituiscono una ‘minaccia’, lo accusano di non appoggiare a sufficienza i dissidenti cubani e gli chiedono a gran voce di dare maggiore sostegno ai manifestanti; dall’altra i Dem sono insoddisfatti perché non ha ancora ribaltato le politiche di Trump. “È impegnato a decidere le sue politiche su Cuba sulla base di due principi: che è di primaria importanza prendere posizione per democrazia e diritti umani e che gli americani, specialmente i cubani americani, sono i migliori ambasciatori per libertà e prosperità a Cuba”, ha provato a sintetizzare il portavoce della Casa Bianca, Chris Meagher.

Gli Stati Uniti, fra l’altro, temono che possa esserci un’ondata di migranti provenienti da Cuba. Finora non c’è stata, ha riferito ai giornalisti a Washington il segretario alla Sicurezza interna, Alejandro Mayorkas, avvertendo che chiunque verrà intercettato in mare verrà riportato indietro. “Il messaggio umanitario al popolo di Cuba è di non mettersi in mare” perché “le persone muoiono quando provano a emigrare via mare in modo irregolare”, ha detto.

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