Per le autorità di Algeri l’assenza di un estintore o una seconda uscita di emergenza è più che una valida scusa per chiudere nove chiese nella regione di Cabilia, lasciando i pochi fedeli rimasti nel paese senza un luogo di culto

Per le autorità di Algeri l’assenza di un estintore o una seconda uscita di emergenza è più che una valida scusa per chiudere nove chiese nella regione di Cabilia, lasciando i pochi fedeli rimasti nel paese senza un luogo di culto.

Giustificazioni che non hanno convinto le autorità religiose e la comunità internazionale che segue con preoccupazione il precipitarsi delle condizioni dei diritti umani e delle libertà di culto per le minoranze religiose in Algeria.

Tutto d’un tratto per le autorità algerine, con i suoi carceri pieni di giornalisti e in un momento drammatico segnato dalla crisi sanitaria da covid19, l’assenza di un estintore in una chiesa è una mancanza che non può essere tollerata. Per sostituire un estintore bastano pochi minuti, ma evidentemente questo serve a nascondere altre verità, in un paese più volte denunciato dalle organizzazioni internazionali per la violazione delle libertà dei diritti umani.

Secondo le Nazioni Unite le autorità algerine hanno superato ogni limite e chiedono di cessare immediatamente ogni attività di discriminazione e vessazione nei confronti delle minoranze religiose. Le chiese erano entrate da anni nel mirino delle autorità algerine. “Esprimiamo preoccupazione per le procedure amministrative di restrizioni subite dalla Chiesta protestante d’Algeri nonostante la sua lunga presenza e opera nel paese dagli anni 70’” dicono gli incaricati dei diritti umani dell’Onu nella lettera inviata ad Algeri, sottolineando “atti di repressione e intimidazione perpetrati dalle autorità statali contro i fedeli e i rappresentati delle chiese”.

Già dal 2018 la chiesa protestante d’Algeri aveva denunciato la chiusura dei luoghi di culto a Bejaia, sostenendo di essere “vittime di una campagna per la chiusura dei suoi luoghi di culto nella Wilaya di Bejaia e la minaccia contro altri vicini a Tizi Ouou, oltre alle azioni legali contro i cristiani”. Nella lettera gli incaricati dei diritti umani denunciano anche le violenze delle forze dell’ordine contro la minoranza cristiana e gli atti di intimidazioni dietro accuse di “proselitismo”.

Accuse gravissime, ma che non sorprendono, purtroppo. Nel maggio 2020 rappresentanti del Congresso americano avevano espresso le loro preoccupazioni per la condizione delle minoranze cristiane nel Paese. “abbiamo motivo di credere che queste chiusure delle chiede facciano parte di una campagna guidata dalle autorità di Algeri per impedire ai cristiani di esercitare liberamente la loro fede e religione”, avevano dichiarato in una nota.

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