Il presidente russo Vladimir Putin usa questa frase per smentire a suo modo l'accusa che il Cremlino abbia ordinato l'avvelenamento del dissidente
Se fosse stata Mosca a voler uccidere Alexei Navalny, non avrebbe fallito. Il presidente russo Vladimir Putin usa questa frase per smentire a suo modo l’accusa che il Cremlino abbia ordinato l’avvelenamento del suo maggiore rivale politico, ora in Germania dopo essere sopravvissuto al tentativo di assassinio. Nella tradizionale conferenza stampa annuale, durata quattro ore e mezzo, Putin non si è speso in molte parole per contestare l’accusa rivolta alla Russia da gran parte del mondo ‘occidentale’. “Se ci fosse stato quel desiderio, sarebbe stato fatto”, ha affermato con un ghigno. Sin da subito le autorità russe avevano negato ogni responsabilità, così come fecero nell’avvelenamento dell’ex spia russa Sergey Skripal nel Regno Unito, anche in quel caso con agente nervino Novichok.
Navalny si era sentito male il 20 agosto, su un volo interno alla Russia. Entrato in coma, era stato portato a Berlino due giorni dopo. Laboratori tedeschi, francesi e svedesi, nonché l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, hanno stabilito l’esposizione al Novichok. Lunedì il gruppo investigativo Bellingcat e la testata russa The Insider hanno pubblicato un rapporto secondo cui agenti dell’agenzia russa Fsb seguirono Navalny dal 2017. Agenti con “addestramento speciale su armi chimiche, chimica e medicina”, che furono “nei pressi dell’attivista nei giorni e nelle ore in cui in cui fu avvelenato”. L’indagine, condotta in collaborazione con Cnn e Der Spiegel, ha identificato i presunti agenti e i laboratori di produzione del Novichok, analizzando metadati telefonici e informazioni di volo. E ha citato anche due episodi nel 2019 e 2020 in cui Navalny o la moglie si sentirono male in modo inspiegabile. Per l’oppositore, quell’indagine prova oltre ogni dubbio che a tentare di ucciderlo sia stato l’Fsb su ordine di Putin.
Quest’ultimo ha tentato di sminuire l’inchiesta, descrivendola invece come la diffusione di dati forniti dagli Usa e accusando Navalny di aver collaborato con le agenzie d’intelligence Usa. “Gli agenti dei servizi dovettero tenerlo d’occhio”, ha detto Putin, “ma questo non vuol dire che fossero lì per avvelenarlo. A chi sarebbe servito? Se avessero voluto, avrebbero finito il lavoro”. Per lui, Navalny avrebbe accusato il Cremlino per farsi pubblicità. Tutto ciò, da parte di Putin, senza mai pronunciare il nome dell’oppositore, chiamato invece “blogger” e “malato di Berlino”. Dopo la conferenza stampa, Navalny ha scritto su Twitter che Putin ha di fatto confermato l’inchiesta, visto che non ha smentito i suoi contenuti e ha anzi confermato che l’Fsb l’abbia seguito per quattro anni: “E’ impossibile negare delle prove concrete”.
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