L'Amministrazione USA potrebbe revocare i visti per tutti i membri del Partito Comunista cinese 

 Ancora scintille tra Cina e Stati Uniti, dopo che Pechino ha imposto la 'legge sulla sicurezza nazionale' a Hong Kong. Che si sommano alla tensione tra Pechino e il Regno Unito, dopo che Londra l'ha esclusa dalle forniture legate alla rete 5G – decisione di cui Donald Trump ha rivendicato il 'merito'. In entrambi i casi, la Cina promette di non restare a guardare a braccia conserte. Il presidente degli Stati Uniti ha annunciato un nuovo passo nell'offensiva contro la Cina, con la firma della legge che consente sanzioni a membri di polizia e funzionari del partito comunista cinese, e alle banche che vi fanno affari, e del decreto che revoca lo status di partner commerciale speciale per il territorio. Ha firmato, ha aggiunto, "perché la Cina risponda delle azioni oppressive contro il popolo di Hong Kong", dando "all'amministrazione nuovi potenti strumenti perché le persone ed entità responsabili della cancellazione delle libertà di Hong Kong debbano risponderne". Alle misure illustrate da Trump, si sono aggiunte quelle annunciate dal segretario di Stato Usa Mike Pompeo contro alcuni dipendenti del colosso cinese Huawei e di altre società accusati di favorire i regimi che "commettono violazioni dei diritti umani e abusi a livello globale", come quello di Pechino che "censura i dissidenti politici e abilita i campi di internamento di massa nello Xinjiang".

 L'amministrazione Trump starebbe oltretutto prendendo in considerazione il blocco dei viaggi negli Usa per i membri del Partito Comunista Cinese e per le loro famiglie. Lo svela il New York Times citando fonti vicine al dossier. Una mossa che potrebbe portare a ritorsioni contro gli statunitensi che cercano di entrare o rimanere in Cina e che rischia di esacerbare ulteriormente le tensioni tra le due nazioni.

 Donald Trump ha sottolineato di non aver intenzione di parlare con il presidente Xi Jinping e ha anche precisato di non ritenere vincolanti passaggi della legge che limiterebbero i suoi poteri. Deputati di entrambi i partiti gli avevano chiesto di agire con forza in risposta alla legge, che erode il sistema 'un Paese, due sistemi' con cui il Regno Unito restituì il territorio alla Cina nel 1997. Hong Kong era considerata l'ultimo baluardo della libertà di stampa cinese: "La loro libertà è stata portata via, così come i loro diritti", ha detto Trump. "Grossolana interferenza" negli affari interni, ha tuonato Pechino, minacciando reciproche sanzioni per "salvaguardare gli interessi legittimi della Cina". "La Cina risponderà con fermezza, se andranno avanti", ha dichiarato il ministero degli Esteri. Washington si era già mossa per bloccare l'importazione di armi Usa a Hong Kong, sospendere un trattato d'estradizione e fare dietrofront su accordi di cooperazione, fiscali e finanziari, nonché su permessi di viaggio a funzionari cinesi. Intanto interviene anche il ministro degli Esteri italiano Luigi di Maio che ha espresso "grave preoccupazione", "occorre preservare la stabilità, la prosperità e l'autonomia di Hong Kong".

 Nel frattempo, il New York Times annuncia il trasferimento di parte del suo staff attualmente a Hong Kong, citando "l'incertezza" per i giornalisti nel territorio. "Crediamo sia prudente fare piani di contingentamento e iniziare a diversificare il nostro staff editoriale nella regione", ha spiegato, sottolineando che alcuni dipendenti hanno avuto difficoltà a ottenere i propri permessi. E sul fronte britannico-5G, ancora Pechino: "Senza prove, Londra" ha "collaborato con gli Usa per discriminare ed escludere compagnie cinesi", ha detto il portavoce degli Esteri Hua Chunying, "la Cina valuterà seriamente questo fatto e prenderà tutte le misure per tutelare i diritti e gli interessi legittimi delle sue imprese".

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