L'America abbatte le statue confederate e prende di mira Cristoforo Colombo mentre Londra è costretta a blindare Winston Churchill. Gli storici: distruggere i monumenti, come la memoria, non rende mai onore alla storia
Dopo due settimane di manifestazioni e proteste che hanno investito gli Stati Uniti e il mondo intero, ora l'indignazione e la rabbia scaturite dall'uccisione di George Ffloyd si trasformano in furia iconoclasta: l'imperativo diventa abbattere le statue di personaggi controversi o sgraditi al nuovo movimento globale antirazzista.
La spinta a cancellare i monumenti è iniziata con quelli dedicati a eroi e politici degli Stati Confederati americani, per poi estendersi a figure legate all'imperialismo, al mercato degli schiavi e a esploratori. Statue distrutte e atti di vandalismo hanno contrassegnato manifestazioni non solo a New York, Boston ma anche a Parigi, Bruxelles o Oxford. Cristoforo Colombo, Cecil Rhodes o il Re del Belgio Leopoldo II sono diventati i nuovi obiettivi privilegiati. Cancellare la storia o per lo meno rivederne i paradigmi, questo si propongono in tutto il mondo manifestanti e neo nati movimenti. Una spinta distruttrice a cui è complesso attribuire una filosofia e una strategia e che potrebbe essere ancora più difficile irregimentare dentro un dibattito ed un “revisionismo” circoscritto entro termini di dimostrata verità.
La quarta città più grande della Nuova Zelanda ha rimosso la statua in bronzo dedicata al Capitano della Marina Britannica John Hamilton, uomo che ha dato il nome alla città stessa. Il Consiglio Comunale di Hamilton ha ordinato la rimozione del monumento con la motivazione che i movimenti Maori avrebbero certamente vandalizzato il bronzo dell'uomo accusato di avere compiuto nel 1860 una efferata strage di indigeni. Il cambio del nome della città pare per contro non essere all'ordine del giorno. A Londra è stata imbrattata e danneggiata la statua dedicata a Winston Churcill, il celebre Primo Ministro che salvò l'Inghilterra (e l'Europa) dal nazismo, politico colpevole però di idee ed opinioni imperialiste. Il sindaco della capitale Khan costretto a 'inscatolare' statue a rischio ed il primo ministro Johnson spinto a esprimere la propria indignazione sia per il danno che per la 'pezza': <<assurdo e vergognoso>>, ha tuonato il premier. A Oxford intanto i movimenti di protesta sono determinati a chiedere la testa della statua di Rhodes, controversa figura di epoca vittoriana nonché primo ministro della Colonia britannica che ne prenderà il nome. Il suo governo si distinse per brutalità contro la popolazione locale e per le condizioni disumane nelle miniere di oro e pietre preziose. A Bristol durante lo scorso fine settimana è stata abbattuta e gettata in mare una statua dedicata al Edward Colston, accusato di essere stato un commerciante di schiavi. In Belgio l'obiettivo privilegiato dell'ondata iconoclasta è Leopoldo II, colpevole di un regime brutale imposto nella colonia del Congo, dove miniere e sfruttamento avrebbero fatto secondo alcuni storici fino a 10 milioni di vittime.
Negli Stati Uniti non si contano i monumenti e simboli della Confederazione distrutti o smantellati. Lo scorso mercoledì a Richmond in Virginia un corteo di protesta ha preso di mira e abbattuto la statua del Presidente della Confederazione Jefferson Davis, statua la cui rimozione era già stata programmata dalle autorità cittadine. Per adesso è stata invece risparmiata la celebre statua dedicata al Generale Lee, la più nota delle figure storiche della Confederazione. L'ordine di rimozione da parte del Governatore democratico della Virginia Ralph Northam è stato bloccato da un giudice distrettuale. Almeno per adesso.
Dibattito e aspre polemiche hanno naturalmente investito l'agone politico e diversi schieramenti in campo, in piena campagna elettorale per le presidenziali di novembre. A Washington la speaker della Camera dei Rappresentanti, la pasionaria democratica Nancy Pelosi ha affermato come il momento sia arrivato per la giusta rimozione di ogni effige dedicata a figure Confederate dal Capitol, il Palazzo del Parlamento americano. L'imperativo sarebbe anche quello di rinominare le basi militari a dedicate ai generali del sud come Fort Bragg, Fort Benning and Fort Hood. Immediata è stata la replica del Presidente Trump che ha rigettato con forza qualsiasi ipotesi di ribattezzare basi americane. Ma non tutto il partito repubblicano segue il Presidente nella sua battaglia in difesa dei simboli confederati. Una contrapposizione questa che rischia di riaprire vecchie ferite storiche mai completamente rimarginate nel paese, con ricadute importanti sull ordine pubblico, nella migliore delle ipotesi. Il contrasto crescente non vede al centro dello scontro solo i fantasmi della guerra civile americana. Le proteste scaturite dalla morte di Floyd per mano della polizia di Minneapolis hanno negli ultimi giorni preso di mira anche le statue dedicate a Cristoforto Colombo. Monumenti dell'uomo ed esploratore che scoprì le Americhe sono state vandalizzate in molte città, tra le quali Boston e Miami. Colombo secondo i manifestanti sarebbe responsabile di gravi crimini contro i nativi americani. A ergersi come paladino del navigatore genovese è stato il governatore italoamericano Andrew Cuomo che si è fieramente opposto a qualsivoglia violazione della celebre statua di Columbus Circle a Manhattan. “Posso comprendere le critiche dei detrattori di questa grande figura della storia americana e di alcune delle sue azioni – ha detto Cuomo – ma non posso giustificare che sia fatta giustizia sommaria. Questa statua è diventata un simbolo non solo della città di New York ma della sua comunità italiana”
Gli storici sono divisi nel dibattito che lacera il Paese. Un documento sottoscritto da numerosi accademici però bene sintetizza quali siano i dubbi che attraversano l'intellighentia del paese e mondiale:
“Quanto in là bisogna spingersi prima di comprendere che ci si è spinti troppo in là? Cancellare i segni della storia non cancellerà la storia ne aiuterà a comprenderla meglio, anzi il rischio è proprio il contrario. Quasi sempre il modo migliore per rendere onore alla storia ed al passato non è quello di distruggerne monumenti ed effigia ma quello di preservarle. Rimuovere la memoria non significa rimuovere la storia ma tentare di dimenticarla”.
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