Pioggia di missili sulle basi di Ayn al-Asad, che è andata completamente distrutta. Almeno 80 i morti. Colpita anche la base di Erbil: militari italiani rifugiati in un bunker. I Pasdaran minacciano di colpire Stati Uniti, Israele e Dubai. Atteso in mattinata il discorso di Donald Trump
Con una pioggia di missili lanciati su due basi americane in Iraq, Teheran ha dato il via all'operazione "Soleimani Martire", la rappresaglia iraniana per l'uccisione del generale Qassem Soleimani in un raid degli Stati Uniti a Baghdad. La base aerea di Ayn al-Asad, colpita da almeno 35 razzi, è stata completamente distrutta. Secondo un primo bilancio, ci sarebbero almeno 80 morti. L'Iran ha attaccato anche la base di Erbil, dove si trovano militari italiani impegnati in un'operazione contro l'Isis. I nostri soldati, che si sono rifugiati in un bunker, sono illesi. I Pasdaran minacciano attacchi anche sull'emirato di Dubai, sulle città israeliane di Tel Aviv e Haifa e persino contro gli Stati Uniti. "Ci difenderemo contro ogni aggressione, ma non vogliamo una guerra", ha precisato il ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif.
Dopo gli attacchi iraniani alle due basi irachene, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha immediatamente riunito il consiglio di sicurezza nazionale con il segretario di Stato Mike Pompeo e il capo del Pentagono Mark Esper. Previsto un discorso in mattinata. "Va tutto bene, finora va bene", ha dichiarato il capo della Casa Bianca tentando di calmare la nazione. "Stiamo facendo una ricognizione dei danni e delle vittime in queste ore. Abbiamo le truppe più forti e meglio equipaggiate al mondo", ha concluso Trump. "Gli Stati Uniti e il mondo non possono permettersi una guerra", l'invocazione della speaker della Camera americana, la democratica Nancy Pelosi. Intanto l'autorità statunitense sull'aviazione ha messo al bando i voli civili sull'Iraq, l'Iran, il Golfo Persico e il Golfo dell'Oman.
"In Libia siamo davanti a una situazione che potrebbe essere a un bivio, è molto pericolosa, avevamo previsto di andare nel Paese con Francia, Germania, Regno Unito, ma non abbiamo potuto recarci sul posto. La situazione è troppo tesa, aspettiamo la visita di Fayez al-Serraj, che verrà a Bruxelles. Incontreremo qui o a Roma, ancora non sappiamo il luogo, altri leader libici per discutere la situazione, poi la questione sarà all'ordine del giorno del prossimo Consiglio affari esteri". Lo ha dichiarato l'alto rappresentante per la politica estera dell'Unione europea, Joseph Borrell, in conferenza stampa con la presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen.
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