Il ministro degli Interni è in Ungheria per incontrare Orban. E il leader M5S gli fa notare che "non si può fare la battaglia contro l'austerity con gli ungheresi". Cosa dicono gli ultimi sondaggi. Ppe e Pse conserveranno la maggioranza con Alde? E dove si collocheranno sovranismo e populismo?

Mentre Matteo Salvini arriva a Budapest per la sua visita a Viktor Orban, Luigi Di Maio, a Roma, presenta il programma M5S per le Europee del 26 maggio. Le due forze politiche alleate si stanno ormai posizionando (e scontrando) sul terreno del voto. Così, mentre Salvini, accolto in Ungheria dal suo collega Sandor Pintér (responsabile del Ministero degli Interni) si sta recando in elicottero verso il confine con la Serbia, a Roeskze, dove Orban intende mostrargli i sistemi di "difesa dei confini" magiari, Di Maio, da Roma, gli fa notare che "è difficile combattere l'austerity se ti allei con Orban o con i paesi dell'Est europa che invece ti fanno la guerra". 

E lo stesso leader del M5S lancia un tema rilevante: "Alle elezioni Europee Ppe e Pse non faranno il 50% e il gruppo parlamentare dove ci sarà il M5S sarà fondamentale". Un altro terreno dove Lega e M5S rischiano di calpestarsi i piedi: Orban è nel Ppe, Salvini, in Italia, è teoricamente alleato di Forza Italia e, più volte, in passato, si è parlato di un ingresso della Lega nel Ppe. Ma, ultimamente, Salvini si è spostato sul terreno del sovranismo ed è riuscito a unificare i due gruppi euroscettici e di destra (ENF e EFDD)  che adesso comprendono, insieme alla Lega, i francesi di Marine Le Pen, i tedeschi di AFD, i Democratici Svedesi, l'Ukp (il partito inglese di Farage) e il Partito per la Libertà olandese. Questo "rassemblement" del sovranismo europeo, pur accreditato dai sondaggi di un ottimo risultato elettorale (dovrebbe arrivare a una settantina di seggi) rischia di non trovare sponde e di finire "in una terra di nessuno" in termini di politica europea. Vediamo perché.

Ppe-Pse e Alde – Secondo i più recenti sondaggi, i due partiti maggiori (e oggi alleati nel controllo della Commissione Ue, cioé del "governo" dell'Unione) dovrebbero perdere, in tutto, un'ottantina di seggi: il Ppe ne avrebbe 172 (-45) e il Pse 146 (-39) per un totale di 318. Il Pse potrebbe recuperarne una parte se gli inglesi partecipassero al voto. Comunque, da soli, Ppe e Pse non avrebbero più la maggioranza. Per poter continuare a governare, dunque, dovrebbero allearsi con Alde (liberaldemocratici) di cui fanno parte, tra gli altri, i francesi di En Marche (il partito di Macron) e i radicali italiani di Emma Bonino. Secondo i sondagggi, Alde arriverebbe a 96 seggi (+32). I tre partiti, con 414 seggi, non avrebbero problemi a controllare la Commissione.

M5S – Il movimento di Luigi Di Maio ha abbandonato gli inglesi dell'Ukip (troppo di destra, troppo euroscettici e promotori della Brexit) per formare un suo gruppo al quale aderiscono i croati di Zivi Zid e i polacchi di Kukiz’15. Qui c'è il problema di arrivare a 25 seggi per fare un gruppo. Il M5S, alle elezioni del 2014, raccolse 14 seggi. Questa volta, potrebbe arrivare a 17/18. Con gli altri "populisti" dovrebbe salire a 23. Manca ancora qualcosa. Anche per questo, forse, Di Maio lancia a Ppe e Pse il segnale di cui sopra.

Sovranisti – Salvini, finora, è riuscito a unire la destra sovranista franco-italiana, ma lì si è fermato. Oggi parla con Orban, ma è difficile che gli ungheresi accettino di lasciare la casa del Ppe per mettersi in un partito in cui sarebbero minoranza. ENF e EFDD dovrebbero mettere insieme 70 seggi e, se riuscissero ad allearsi con i conservatori di Ecr (che ne hanno 60) costruirebbero una forza da 130 parlamentari che diventerebbe la terza a Strasburgo. Non è facile anche per questioni di "gelosia" nazionale. Nell'ECR c'è già Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni. Il suo sovranismo può andare d'accordo con quello di Salvini?

Verdi e sinistra – Nonostante il ritorno ambientalista provocato dai movimenti che fanno riferimento a Greta Thunberg, i Verdi europei (Greens/Efa), secondo i sondaggi, sono accreditati di 58 seggi, in crescita di 8 rispetto al 2014, ma senza sfondare. La sinistra (LEFT) dovrebbe confermare una cinquantina di parlamentari.

Gli altri – I piccoli partiti spesso solo nazionali o comuni a pochi stati (un partito deve presentarsi in almeno sette Paesi per fare un gruppo) mettono insieme alcune decine di seggi. Spesso si accodano alla maggioranza ma, questa volta, alcuni di loro potrebbero essere attirati dalla destra sovranista o dal gruppo dei M5S.

 

 

 

 

 

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